Quantità è sinonimo di qualità?
della Dott.ssa Silvia Gianola, Responsabile Sviluppo della produzione scientifica AIFI
Per secoli la medicina è stata autoreferenziata in quanto basata principalmente sull’esperienza del clinico. Con lo sviluppo delle tecnologie informatiche, il volume di informazione biomedica e la crisi finanziaria della limitatezza delle risorse, le autorità sanitarie dei vari Paesi hanno maturato la necessità di selezionare gli interventi più validi, in modo da ottimizzare il rapporto costo/beneficio.
Da questi presupposti, è nata la medicina basata sulle prove di efficacia (EBM). Il movimento EBM costituisce un nuovo approccio all’assistenza sanitaria dove le decisioni cliniche risultano dall’integrazione tra l’esperienza del medico e
l’utilizzo delle migliori evidenze scientifiche disponibili, relativamente all’accuratezza dei test diagnostici – compreso l’esame fisico – alla potenza dei fattori prognostici, all’efficacia/sicurezza dei trattamenti preventivi, terapeutici e riabilitativi. La medicina basata sulle evidenze ha dato, quindi, un apporto non indifferente alla letteratura in termini di crescita. Questo vale sia come numerosità che qualità di pubblicazioni scientifiche. Nel 2010 è stato stimato che un clinico, per poter essere aggiornato, avrebbe dovuto leggere 75 studi clinici randomizzati e 11 revisioni sistematiche al giorno.
I numeri delle pubblicazioni scientifiche
Page e colleghi hanno riportato un aumento di tre volte delle revisioni in campo sanitario tra il 2004 e il 2014. In ambito riabilitativo, la mole di pubblicazione non è da meno: mentre gli studi clinici controllati randomizzati sono cresciuti in media del 6% ogni anno tra il 2001 e il 2013, le revisioni sistematiche per lo stesso periodo di tempo sono aumentate del 19% all’anno. Il database di fisioterapia PEDRO stima che venga fatta una “search” (ricerca) controllati e revisioni sistematiche. Le revisioni sistematiche sono una forma innovativa di sintesi dell’evidenza scientifica che traduce la conoscenza sanitaria delle prove di
efficacia proveniente prevalentemente dagli studi clinici randomizzati controllati per informare gli utenti e promuovere il cambiamento nella pratica clinica.

Un lavoro recente ha comparato le tendenze in evoluzione delle pubblicazioni di ricerca in campo fisioterapico rispetto alla riabilitazione in generale tra il 1995 e il 2015 (vedi Figura 1), in termini di disegno di studio della ricerca, supporto finanziario, gruppi di età e diverse condizioni di salute. Le pubblicazioni scientifiche in campo fisioterapico sono cresciute in modo esponenziale all’interno del campo della riabilitazione rivelando un guadagno significativo nel volume di ricerca. Gli studi randomizzati controllati sono diventati il maggiore disegno di studio scelto come ricerca progettuale (45.1% nel 1995, 59.4% nel 2015). Queste pubblicazioni hanno aumentato anche il loro finanziamento (29.7% nel 1995, 57% nel 2015) anche se il trend
è simile ad altri campi della medicina.
La percentuale di pubblicazioni focalizzate su distinte condizioni nelle diverse fasce di età rimane stabile ma diminuisce negli individui di età tra 0 e 18 anni e nella fisioterapia cardiovascolare e polmonare. La percentuale di pubblicazioni, invece, aumenta significativamente nel campo dei tumori. Nel 2017, il 19% e il 28% della produzione totale di articoli scientifici per la riabilitazione e la fisioterapia rispettivamente sono stati destinati a studi randomizzati controllati e revisioni sistematiche, rispetto all’11% per il campo farmacologico.
Pubblicazioni scientifiche: cosa cambia con la pandemia
Con l’avvento della pandemia da Covid-19, l’emergenza sanitaria ha incrementato notevolmente le pubblicazioni scientifiche in tutti i campi, compresa la riabilitazione e la fisioterapia. In questo contesto hanno trovato terreno fertile per proliferare anche un altro tipo di divulgazione scientifica: i preprints. Articoli archiviati in un registro online, ad accesso aperto, dagli autori prima della stampa, per mettere immediatamente e gratuitamente a disposizione del pubblico i risultati delle proprie ricerche.
Questi preprints possono ricevere commenti e revisioni fra pari prima dell’invio alla rivista, accelerando così la diffusione delle scoperte scientifiche e attenuando il collo di bottiglia per la maggior parte delle riviste che ha visto aumentare in modo esponenziale i lavori scientifici da valutare. Il rovescio della medaglia è che molti preprints non vengono mai sottoposti a revisioni fra pari e pochi arrivano a pubblicazione su riviste accreditate, minando la loro validità interna e generalizzabilità.
Per evitare di andare alla deriva dell’informazione biomedica, dobbiamo stabilire le priorità in modo efficace e ridurre gli sprechi evitabili nella produzione e nella comunicazione delle evidenze della ricerca. Questo comporta, inevitabilmente, delle scelte che non potranno prescindere dal rigore metodologico delle pianificazioni di tutti gli studi, dai preprints alle revisioni sistematiche.
Bibliografia
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