Evoluzione e nuovi campi applicativi
del Dott. Matteo Benedini, Fisioterapista Referente NIS Terapie Fisiche AIFI e Titolare Fisiocenter Multimedica Top Physio Bagnolo San Vito
Sono passati molti anni dall’introduzione delle terapie fisiche in medicina e in fisioterapia. Il loro utilizzo si perde
nella notte dei tempi, in quanto molto di quello che utilizziamo oggi veniva già praticato in epoca antica. Tutti conosciamo l’applicazione di correnti elettriche fornite dai pesci (le torpedini) per curare dolori articolari.
Dall’antichità ad oggi: l’impiego dell’energia
É il medico romano Scribonio, nel III sec. d.C., a utilizzare in modo sistematico la corrente. Con questa curava anche alcune forme di epilessia, immergendo i piedi dei suoi pazienti nell’acqua che veniva elettrificata. Arrivando ai nostri giorni, dopo anni di sonnolenza e di parziali delusioni derivanti dall’utilizzo di correnti molto tradizionali, un nuovo impulso deriva dall’evoluzione di tecnologie in grado non solo di trasmettere energia al tessuto in modo ripetitivo e aspecifico, ma di “dialogare” con i substrati biologici, ottenere un feedback in tempo reale e regolare la forma d’onda o la frequenza in base a quello che succede a livello cellulare. Tutto questo è reso possibile da algoritmi, gestiti dai processori dei computer, in grado di elaborare sempre più informazioni nell’unità di tempo. Nuovi e moderni applicatori, oltre ai comuni elettrodi, come guanti e calze, permettono una somministrazione più sistemica e ottimizzata.
Elettrostimolazione funzionale adattiva
Un capitolo a parte merita la corrente a scopo eccitomorio. L’evoluzione di sistemi “controllati da microprocessori” permettono di stimolare diversi gruppi muscolari, in tempi diversi, con intensità diverse, accompagnando il movimento del paziente con un algoritmo e adattandosi a lui. In questo caso parliamo di elettrostimolazione funzionale adattiva. Il campo magnetico invece affonda le sue radici ancora prima, almeno 2000 anni prima di Cristo. Veniva utilizzato per curare svariati disturbi, dall’infertilità ai dolori articolari.
L’utilizzo del campo magnetico per le terapie fisiche
È certamente Nikola Tesla a portare in auge alla fine dell’Ottocento le correnti elettromagnetiche, ma dobbiamo a fisici come Schrödinger la spiegazione di come il campo magnetico possa interagire con il corpo umano. Sono molto conosciuti e studiati gli effetti dei campi magnetici ad esempio sulle fratture, ma il campo di interesse che sta emergendo maggiormente è l’interazione
dei campi magnetici stessi con le membrane cellulari, il miglioramento del microcircolo e la “modulazione” di infiammazione e stress ossidativo, con applicazioni che non si fermano ad un distretto ma riguardano il corpo in modo sistemico. Anche le vibrazioni sono state utilizzate dagli antichi, attraverso l’applicazione di archi di legno e corde in budello.
Gli sviluppi nell’epoca moderna
In epoca moderna i nomi della svolta sono molti, come il neurologo francese Charcot alla fine dell’Ottocento e l’italiano Bosco, con la sua pedana vibrante negli anni ’90. La vibrazione oggi viene erogata in modo preciso e focale, ovvero su piccole aree muscolari. Questa ha dimostrato di essere estremamente efficace a vari livelli (osteo/sarcopenia) e di migliorare l’efficienza del sistema posturale e propriocettivo. I dispositivi con cui viene erogata sono le vibrazioni meccano-sonore. Negli ultimi anni una possibilità ulteriore in tema di vibrazioni meccaniche focali è rappresentata dai cosiddetti biosensori o nanotrasduttori la cui caratteristica
principale è l’indossabilità: la stimolazione è impercettibile, quindi più debole delle tecnologie ad aria, ma rappresenta la continuazione ideale della terapia a domicilio o sul terreno di gioco. Gli studi in tal senso sono in continuo aumento, anche per l’interesse e gli sviluppi in tema di telemedicina e teleriabilitazione.