L’osteopatia, disciplina terapeutica sviluppata alla fine del XIX secolo, ha radici profonde che possono essere fatte risalire alle prime forme di medicina sperimentale del VI e V secolo a.C. In questo articolo ripercorreremo la storia dell’osteopatia, dagli albori della medicina greca, alla sua riscoperta, con Andrew Taylor Still negli Stati Uniti d’America, per arrivare alla sua diffusione nel mondo.
L’osteopatia si basa sull’assunto secondo cui tutti i sistemi corporei sono interconnessi. Non si tratta di una semplice metodica manuale, bensì di una vera e propria filosofia, la cui legittimazione si ebbe nel 1874, quando fu sviluppata – o, meglio, scoperta – da Andrew Taylor Still. A Still si deve l’aver riconosciuto e analizzato il concetto di benessere (wellness), ma anche l’aver saputo riconoscere l’importanza di trattare la malattia all’interno dell’unità rappresentata dal corpo e non, come si riteneva specialmente in tempi passati, alla stregua di un disturbo isolato dall’integrità dell’individuo. Ma la storia dell’osteopatia inizia molto prima di Still.
Come suggerisce l’osteopatia, per individuare e poi trattare la persona, è necessario valutare clinicamente il paziente considerandolo nel suo insieme piuttosto che come somma delle singole parti che lo compongono
Prima di Still: la medicina manuale del V secolo a.C.
Le discipline mediche manuali, come la disciplina osteopatica, hanno radici nella scuola medica di Crotone del VI e V secolo, famigerata accademia di talenti asclepiadi. Secondo lo storico greco Erodoto, nel Libro III delle Storie, «I medici di Crotone sono i primi del mondo», sottolineando il primato e la qualità della medicina crotoniate e, filone fiorente della scuola, delle metodiche manuali che da queste venivano diffuse.
Da Democede ad Alcmeone
A Crotone furono moltissimi i praticanti delle metodiche manuali, e Democede, vissuto nel VI secolo a.C., è forse uno dei più ricordati. Abile e inquieto medico, viaggiò molto per esercitare la sua professione, praticando ad Atene e Samo, fino a giungere alla corte del re persiano Dario.
Suo contemporaneo fu Alcmeone, noto per aver reso la medicina una scienza sperimentale in qualche modo scindendola dalla valenza magico-sacerdotale che la caratterizzava. Il passo in questa direzione ha spianato la strada per l’opera e il pensiero di Ippocrate di Cos, colui che è comunemente considerato il “Padre della medicina”.
Democede e Alcmeone, al di là delle particolarissime vicissitudini che li hanno contraddistinti, hanno in comune l’approccio estremamente pratico al paziente, caratterizzato dall’applicazione manuale di tecniche ritenute benefiche e funzionali a migliorarne la salute. Da qui, tramite tutto il percorso che ha compiuto la medicina occidentale attraverso l’epoca romana, medievale, rinascimentale fino all’illuminismo, l’attenzione verso le tecniche manuali si è diffusa ed evoluta assieme ai numerosi orientamenti medici che hanno attraversato i secoli. Fino ad arrivare al diciannovesimo secolo.
Still e la nascita dell’osteopatia
Per comprendere appieno il ruolo dell’osteopata e la storia dell’osteopatia, è fondamentale conoscere la vita e il contesto storico in cui è vissuto Andrew Taylor Still, il fondatore della disciplina.
Nato il 6 agosto 1828 a Jonesville, Virginia, il suo pensiero è stato fortemente ispirato dal padre, predicatore metodista e medico di frontiera. Still, dopo essersi arruolato nell’esercito e, poi, costretto a rinunciarvi per intervento del genitore, si sposa. Dopo aver vissuto una parentesi da agricoltore e insegnate, studia medicina e lavora come chirurgo durante la Guerra Civile. Inizia a esplorare nuove forme di cura dopo una serie di tragedie familiari, tra cui la morte dei suoi figli a causa dell’epidemia di meningite nel 1864.
È in quel momento che Still investe dieci anni della sua carriera per approfondire il corpo umano e dedicarsi alla ricerca del modo migliore per trattare le patologie. Le sue considerazioni lo hanno condotto all’osservazione clinica secondo cui il sistema muscoloscheletrico gioca un ruolo di vitale importanza nel mantenimento dello stato di salute e nell’eventuale sviluppo di una malattia. La sua conclusione, alla base della moderna concezione osteopatica, si riassume nel concetto secondo cui il corpo possiede tutti gli elementi necessari per il mantenimento della salute, se propriamente stimolato. Il Dottor Still 1 riteneva che, correggendo problemi relativi alla struttura corporea per mezzo di metodiche manuali (note come Manipolazioni osteopatiche) fosse stimolata la capacità di autoguarigione.
I Principi fondamentali dell’osteopatia
Altrettanto precocemente rispetto ai coevi maturò la cognizione dell’importanza della prevenzione: il medico, secondo il suo pensiero, aveva la responsabilità di trattare il paziente non come individuo affetto da una patologia, ma nella sua interezza ed unicità. Ecco come, nel 1874, questo pioniere dell’olismo occidentale arriva ad enunciare i Principi fondamentali di questa nuova disciplina, ufficializzandone il salto da filosofia a pratica clinica. Questi quattro assunti sono:
- l’essere umano rappresenta un’unità dinamica funzionale di corpo, mente e spirito;
- il corpo possiede i meccanismi di auto-regolazione che guidano all’autoguarigione e al mantenimento della salute;
- struttura e funzione sono interconnesse a più livelli;
- il trattamento razionale rappresenta la base di questi principi di unità, auto-regolazione e interrelazione di struttura e funzione.
Ragionando su come il corpo sia un’unità funzionale su cui applicare manipolazioni meccaniche per supportare la sua naturale tendenza all’autoguarigione, è interessante notare come Still non si considerava l’autore della scienza osteopatica ma, piuttosto, colui che l’aveva portata alla luce: celebre è l’affermazione secondo cui «I principi meccanici su cui l’osteopatia si basa sono vecchi quanto l’universo». A seguito dell’apertura della prima scuola di medicina osteopatica nel 1892 a Kirkville, nel Midwest americano, nasce la ASO, la American School of Osteopathy. Prima della morte di Still, il medico americano ottiene un importante riconoscimento da parte dello stato del Missouri: l’osteopatia diventa una forma di medicina e nasce l’American Osteopathic Association (AOA).
Oggi negli USA il Dottori in Medicina osteopatica sono a tutti gli effetti dei Medici e devono passare stringenti esami per poter praticare, affiancando alle manipolazioni tipiche della professione l’opportunità di prescrivere farmaci ed eseguire manovre chirurgiche come i loro colleghi medici statunitensi.
Biografia: le tappe principali della vita, pensiero e storia di Still e dell’osteopatia
Studia medicina e lavora come chirurgo durante la Guerra Civile, ma subito si accorge dei limiti della medicina classica, limiti che diverranno ancora più chiari a seguito della morte dei suoi figli.
Dopo diverse e sentitissime perdite familiari a seguito di un’epidemia di meningite, Still inizia a mettere in discussione l’efficacia della medicina tradizionale: la sua ricerca di nuove forme di cura lo porta a sviluppare la filosofia osteopatica, che enfatizza l’interconnessione tra struttura corporea e funzione.
Annuncia la nascita dell’osteopatia e inizia a praticarla apertamente, grazie alle sue idee di cura basate sulla manipolazione del corpo. In particolare, Still racconta di aver curato un bambino affetto da dissenteria emorragica manipolando la colonna vertebrale. I miglioramenti che ha osservato a seguito di queste tecniche di aggiustamento osseo hanno segnato l’inizio ufficiale della sua pratica osteopatica, basata sull’idea che la corretta struttura corporea può facilitare le funzioni naturali del corpo.
Nonostante le iniziali resistenze da parte della comunità medica e religiosa, Still continua a praticare e insegnare l’osteopatia. La sua perseveranza portò alla fondazione della prima scuola di osteopatia, nel 1892, The American School of Osteopathy (ASO), a Kirksville, Missouri. In questo modo dà il via ad una nuova generazione di osteopati, formandone oltre 5.000.
Fonda la prima clinica osteopatica negli Stati Uniti, una struttura all’avanguardia dotata di macchinario per radiografia: l’analisi oggettiva della forma avrà sempre un’importanza cruciale per definirne la funzione.
La storia dell’osteopatia continua
Dal continente americano, l’osteopatia si diffonde presto in tutto il mondo. La disciplina giunge in Europa grazie a John Martin Littlejohn, uno degli studenti di Still. Littlejohn porta l’osteopatia nel Regno Unito nel 1917 e contribuisce alla sua crescita in tutto il continente. Nel 1929 Sutherland introduce il concetto di osteopatia craniale, applicando gli stessi principi descritti da Still anche per il trattamento osteopatico della testa.
Nel corso del Novecento sempre più persone hanno aderito alla filosofia osteopatica che, con tutta la storia maturata alle sue spalle, ha fatto sì che venisse indetto nel 1984 il Primo Congresso Internazionale di Medicina Osteopatica, organizzato dalla SBO-RTM, che ha riunito osteopati statunitensi ed europei.
In Italia, l’osteopatia approda negli anni ’80 del XX secolo, crescendo in popolarità e riconoscimento. Nel 1989 è stato creato il Registro degli Osteopati d’Italia (ROI). Oggi, l’osteopatia è praticata in tutto il Paese e riconosciuta come una forma efficace di terapia complementare che non tratta della sola salute scheletrica ma, attraverso questa, si occupa di ripristinare il benessere generale.
Il sistema muscoloscheletrico (che comprende ossa, muscoli e tessuto connettivo) rappresenta una struttura unica e possiede una funzione che influenza la salute dell’intero organismo.
– International Journal of Osteopathic Medicine, 2013.
La storia dell’osteopatia viscerale
Da un punto di vista storico, il concetto di osteopatia viscerale è stato introdotto dall’osteopata francese Jacques Weischenck negli anni ’80 del secolo scorso, poi ripreso da Jean-Pierre Barral e Pierre Mercier. L’osteopatia viscerale si concentra essenzialmente sugli organi intraddominali e parte dall’osservazione delle loro normali funzioni. Da queste analisi l’osteopata ipotizza che la mobilità degli organi addominali possa essere disturbata o impedita similmente a quanto avviene quando si parla di mobilità articolare, ovvero da alterazioni scheletriche.
Da un punto di vista fisiopatologico, queste alterazioni ossee e articolari possono slatentizzare, aumentare o mantenere disfunzioni viscerali. Per esempio, il mal di schiena che coinvolge la zona lombare o associato a disfunzioni gastrointestinali, come per esempio sindrome dell’intestino irritabile, ne è la causa.
Allo stato attuale delle evidenze, nessuno degli aspetti teorizzati dall’osteopatia viscerale ha ricevuto una convalida empirica, se si esclude la valenza oggettiva dell’analisi della mobilità viscerale 2. L’affidabilità delle tecniche diagnostiche che sono impiegate nell’ambito dell’osteopatia viscerale è, ad oggi, dubbia 3.

Per concludere
Per concludere, la storia dell’osteopatia è un viaggio affascinante che inizia ancora prima delle di Andrew Taylor Still e, oggi, è praticata in tutti i continenti. La disciplina continua a evolversi seguendo i principi della medicina basata sulle prove di efficacia, mantenendo, però, i principi fondamentali stabiliti dal suo fondatore: la capacità innata del corpo di guarire e l’importanza della struttura per determinare la funzione corporea. L’approccio olistico della disciplina è vecchio quanto la storia dell’osteopatia e porta a una visione integrata del paziente, ripristinando, ove necessario, attraverso il trattamento manuale, un corretto dialogo tra i vari sistemi ed apparati che ne definiscono lo stato di salute. Lo scopo delle manipolazioni osteopatiche è, quindi, quello di restituire la naturale capacità di auto-guarigione – o di compensare le alterazioni, quando la guarigione non è raggiungibile – facilitando la capacità di auto-sanarsi grazie alla rimozione degli impedimenti che la ostacolano 1.
Bibliografia e sitografia
[1] A brief History of Osteopathic Medicine – AACOM American Association of Colleges of Osteopathic Medicine.
[2] Larciprete G, Valli E, Meloni P, Malandrenis I, Romanini ME, Jarvis S, et al (2009) Ultrasound detection of the “sliding viscera” sign promotes safer laparoscopy. J Minim Invasive Gynecol 16(4):445-9.
[3] Lucas NP, Macaskill P, Irwig L, Bogduk N (2010) The development of a quality appraisal tool for studies of diagnostic reliability (QAREL). J Clin Epidemiol 63(8):854-61.