Sfide e lezioni del Covid-19

Ultimo aggiornamento il 14 Novembre 2022
Sfide e lezioni del Covid-19

Quali prospettive per il nostro sistema sanitario?

della Dott.ssa Anastasiia Kalashnykova, Relations Manager Top Physio

A livello sanitario la pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto dirompente sul nostro Paese, accrescendo e rimodellando pesantemente i bisogni di cura della popolazione.

Le sfide da affrontare sono molte e la pandemia ha avuto gravi ripercussioni sul sistema sanitario nazionale che non riguardano solo i malati di Covid. Durante le fasi acute della pandemia è stato inevitabile concentrare l’effort massimo sulla gestione dell’emergenza differendo, inevitabilmente, gli interventi che potevano essere riprogrammati, ma questa situazione ha inciso sulle liste d’attesa, che si sono inevitabilmente allungate e sulla gestione delle malattie croniche. Quest’ultima tematica, in particolare, rappresenterà un capitolo sempre più importante per il futuro del sistema sanitario del nostro Paese, anche a causa dell’invecchiamento della popolazione.

Se la pandemia da Covid-19 ha rappresentato un evento imprevedibile, lo stesso non si può dire della crescita a livello mondiale delle malattie croniche e dei fattori di rischio correlati che ne rappresentano la causa registrata negli ultimi 30 anni. Tale aumento non è stato efficacemente contrastato dai sistemi sanitari pubblici e oggi ci ha portati a fronteggiare una sindemia, ossia l’interazione tra la pandemia e l’elevata diffusione della cronicità.

Nel 2019 il numero di malati cronici in Italia è arrivato a 24,6 milioni (40,9%), con una crescita negli ultimi 10 anni del +6,1%. E tra gli over 64 i malati cronici sono addirittura l’80,1% del totale dei longevi (11 milioni), per una crescita nel decennio del +13,5%. Questa situazione di fragilità ha fornito, in Italia, come nel resto del mondo, terreno fertile alla diffusione del Covid che, come rivelano i dati Istat e i rapporti dell’Iss, colpisce più duramente coloro che convivono con comorbilità concomitanti.

Ma mentre il sistema sanitario è “al fronte” per contrastare l’avanzata del Covid, il confine della cronicità è sempre più sguarnito e la presa in carico dei malati cronici rischia di diventare sempre più insostenibile.

La soluzione per affrontare questo nodo arriva dal dott. Marco Vecchietti, Amministratore delegato e direttore generale di Intesa Sanpaolo RBM Salute: “Il nostro Paese dovrebbe imboccare con determinazione la strada della diversificazione delle fonti di finanziamento della sanità. La sinergia tra pubblico e privato, con il contributo determinante delle assicurazioni sanitarie, può liberare importanti risorse aggiuntive per il sistema sanitario ed è ora di iniziare a considerare l’assicurazione sanitaria come un investimento per la tutela della salute dei cittadini, e non come un costo”.

La pandemia da Covid-19 ha evidenziato come il settore privato possa garantire preziose risorse aggiuntive, fornendo un contributo importante al servizio sanitario nazionale e supportandolo nel soddisfare le esigenze dei cittadini in tema di salute, che sono state fortemente rimodellate dal Covid. La pandemia ha infatti messo ancora più in evidenza la centralità della salute e della sua tutela, oggi considerate la principale fonte di preoccupazione per ben 6 italiani su 10 (66,6%, fonte: IX Rapporto sulla sanità pubblica, privata e intermediata).

L’emergenza ha fatto riflettere profondamente i cittadini sull’importanza di adottare stili di vita “new normal” e di investire maggiormente sul proprio benessere. Basti pensare che un italiano su due (47,9%, fonte: IX Rapporto sulla sanità pubblica, privata e intermediata) ha come obiettivo mantenere o migliorare il proprio stato di salute attraverso la prevenzione. Bisogna quindi pensare a strumenti innovativi, che possano aggiungersi a quelli già esistenti ed essere capaci di soddisfare le mutate esigenze.

La sanità integrativa si è già dimostrata in grado di offrire un contributo determinante al sistema sanitario nazionale, anche se la severità di alcune fasi della pandemia ha mostrato come l’assenza di un framework organico che metta a sistema la sinergia tra pubblico e privato riduca significativamente il valore aggiunto di tale collaborazione.

Sarebbe quindi importante riconoscere nel perimetro del sistema sanitario del nostro Paese un ruolo definito anche per il privato, per ottimizzare le risorse destinate alla salute dei cittadini.

Un ulteriore ambito dove trovano ampio spazio le potenzialità offerte dal settore della sanità integrativa è quello della domiciliazione delle cure e della telemedicina, alla luce del fatto che negli ultimi mesi gli italiani hanno sperimentato il valore aggiunto della diagnosi da remoto e si è assistito a una richiesta crescente di servizi al riguardo. Anche sul fronte della riabilitazione si è passati da un modello più tradizionale, in cui il contatto con il fisioterapista/riabilitatore era un elemento indispensabile, a uno che va verso un’integrazione del rapporto da remoto con il proprio assistito, ovviamente nei casi in cui non ci sia bisogno di un intervento diretto del fisioterapista stesso.

Durante l’emergenza e nei momenti di ripresa la sanità integrativa ha messo a disposizione questa e altre tipologie di strumenti flessibili a supporto di aziende e lavoratori: bisognerebbe far tesoro dei benefici ricavati, offrendo a tutti i cittadini e non solo ai lavoratori dipendenti, la possibilità di accedere a questi percorsi, al fine di rafforzare la tutela del proprio benessere e garantire al servizio sanitario nazionale un efficace supporto di fronte agli eventi più gravi.

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