Sfatiamo i falsi miti della Chirurgia traumatologica sportiva

Ultimo aggiornamento il 15 Settembre 2022
Ginocchio-Intervista a Mariani-Top Physio

Intervista al Professor Mariani, Top Specialist nella chirurgia del ginocchio

del Dott. Claudio Genco

Vi piace questa formazione? Cudicini, De Silvestri, Nesta, Aldair, Chivu, Kucka, Emerson, Strootman, Vucinic, Totti, Insigne. In panchina, tanto per gradire, Mexes, Ranocchia, Di Francesco, Ferrari, Maggio, Tommasi, Mesto, Kharja, Aquilani, Lucarelli, Amauri, Maxi Lopez, Quagliarella. Questi sono solo alcuni nomi dei circa 1200 calciatori professionisti che il Professor Pier Paolo Mariani ha operato e guarito durante i suoi quaranta anni di carriera. Siamo andati a trovarlo nel suo studio a Villa Stuart per conoscerlo meglio e sfatare con il suo aiuto alcuni falsi miti che circolano su questo vero mito della chirurgia traumatologica sportiva e non solo.

Come ha deciso di avvicinarsi alla Medicina e alla Chirurgia?

Per caso. La scelta di Medicina è stata una casualità. Successivamente avevo deciso di fare il cardiologo, ma poi mi sono accorto che il mio orecchio non aveva un udito così elevato. All’epoca la cardiologia era solo fonendoscopio e quindi decisi di cambiare in favore di una disciplina meno medica. Arrivai in clinica ortopedica con il professor Perugia che si interessava di traumatologia dello sport. Anche questa può essere definita una casualità. Possiamo dire che la mia vita è stata una serie di sliding doors.

È vero professor Mariani che ha operato 1200 calciatori professionisti? Ci risulta abbia la più grande statistica di questo tipo. Ma quante sedute operatorie settimanali effettua?

Sì, è vero, non mi siedo mai (risata). Oltre ai calciatori professionisti solo quest’anno ho eseguito circa 600 interventi chirurgici sul ginocchio. Generalmente 3-4 sedute a settimana dal mattino alla sera. Probabilmente ho la statistica più grande di calciatori professionisti operati, circa 1200.

Quanto conta la riabilitazione post-operatoria? Si parla molto della sua importanza, talvolta addirittura superiore rispetto all’intervento chirurgico a cui segue. È più importante l’intervento chirurgico o la riabilitazione?

Ad un corretto intervento chirurgico deve necessariamente seguire un ottimo programma riabilitativo. Sono due tappe dello stesso percorso. Alla prima deve seguire necessariamente la seconda e quest’ultima non può mai prescindere da un intervento riuscito, che è il presupposto indispensabile. L’intervento è sempre lo stesso, sia eseguito su un professionista, sia eseguito su un dilettante domenicale.

Ci sono differenze tra il programma riabilitativo degli atleti e quello dei non atleti?

No nella sostanza, sì nei carichi, nella progressione e nel numero delle sedute riabilitative. Gli obiettivi e i tempi con cui si vuole raggiungerli negli atleti professionisti sono diversi da quelli delle persone comuni. Inoltre varia anche il tempo che può essere dedicato alla riabilitazione. Un atleta professionista può eseguire una doppia seduta giornaliera di rieducazione

Mi risulta che i tempi di ritorno in campo in gara ufficiale dopo i suoi interventi siano minori rispetto alla media.

Il tempo medio di “return to play” dopo ricostruzione del legamento crociato anteriore è di 6 mesi, per le mie casistiche si riduce a 4. Tuttavia, i tempi effettivi dipendono da paziente a paziente e da intervento a intervento. I casi limite possono essere rappresentati dai 111 giorni di Ghezzal e i 125 giorni di Insigne o dai 157 di Strootman per una seconda revisione (terzo intervento e unico per mano del prof. Mariani, n.d.r.).

È vero che il così precoce ritorno all’attività agonistica può essere nocivo per la stabilità del ginocchio?

No. È ampiamente dimostrato dalla mia casistica che il precoce ritorno all’attività agonistica non presenta rischi: non aumenta il rischio di successivi infortuni e non compromette la stabilità del ginocchio. A patto che sia nell’intervento chirurgico sia nella successiva riabilitazione siano messe in pratica le migliori best practices.

In base a cosa viene fatta la scelta di applicare un legamento crociato artificiale o di prenderlo da un cadavere?

Lei conosce una corda che non si spezza mai? Io no, e perciò in tutta la mia carriera ho usato solo sei volte legamenti artificiali. Quelli da cadavere li ho usati solo quando non avevo “pezzi di ricambio” ma è una soluzione che non adotto quasi mai. Comunque, in un soggetto sportivo non utilizzerei mai un crociato da cadavere perché non sappiamo quando il tessuto morto sarà pronto per far correre l’atleta. Si rischierebbe di attendere uno o due anni prima che questo legamento permetta ad uno sportivo di poter ripartire.

Uno dei miti che circola da quasi un decennio su di lei è che avendo così tanti pazienti alcuni interventi vengano dirottati sui suoi allievi. Dalla sua casistica dello scorso anno ci risulta evidente il contrario.

(risata) Dice bene. Alle parole ho sempre preferito rispondere con i fatti. Per confutare tutto ciò, rilascio ad ogni paziente il filmato dell’intero intervento, e credo sia un’abitudine unica nel nostro Paese. Inoltre, i diversi Colleghi che sono stati miei ospiti in sala operatoria, possono attestare la mia presenza al tavolo operatorio!

Quanto può durare la carriera di un Chirurgo? Ci sono segnali anche a livello fisico?

Non c’è una durata precisa o determinata. Non esiste un punto di inizio o di fine, è un continuo evolversi. L’unico segnale è quello che ci dà la polvere che passa dentro la clessidra. Un Medico deve anche essere bravo a riconoscere i segnali del proprio organismo. Fino a quando potrò e mi piacerà fare questo mestiere, continuerò a farlo. Quando capirò di non essere più in grado di fare quello che faccio ora, smetterò. Preferisco finire la carriera che fare le cose fatte male.

Le piace ancora il lavoro che fa? Si emoziona ancora quando opera?

Sì, altrimenti avrei iniziato a godermi la vita (risata). Se mi emoziono? Ancora sì, il tavolo operatorio continua a darmi tanta emozione. In ogni intervento c’è sempre una goccia di adrenalina che ti scorre nelle vene, pur essendo qualcuno di routine, è un lavoro che non annoia mai perché ogni attività chirurgica ha una sua particolarità.

Ha già individuato l’Erede di Mariani?

Bella domanda (sorride). Mi sono posto il problema. Intanto, dobbiamo capire quando smetterò, perché ancora non lo so. Nel corso della mia vita sono riuscito a formare tantissime persone che oggi lavorano con i miei insegnamenti. Noi siamo un po’ come gli artigiani: si entra in bottega e il mastro ti insegna il mestiere. Un giorno ho provato a contare tutti gli allievi che avevo formato, ma non ci sono riuscito perché sono davvero tanti. Rimane il fatto che la scuola italiana è una delle migliori e quindi dopo di me ci sarà sicuramente qualcuno altrettanto bravo.

Ha avuto la fortuna e la bravura di operare e seguire numerosi atleti e campioni. Quale intervento è stato il più difficile e quale le ha dato maggiori soddisfazioni?

Non saprei dire quale è stato. Posso dire che pochi giorni prima di operare Strootman, operai un giocatore del Benfica (Salvio n.d.r.) che presentava delle difficoltà a livello tecnico. Altri giocatori me li ricordo anche per le difficoltà a livello psicologico o di diagnosi. Ogni intervento ha il suo grado di difficoltà. Il bravo Medico non è solo quello che sa fare il suo lavoro in modo lineare, ma è quello che riesce a superare le complicazioni che gli si presentano davanti. L’esperienza è il nome che diamo ai nostri errori. La bravura sta proprio lì, nella capacità di gestire le difficoltà.

Nel 2006 disse a Francesco Totti: “Giocherai il mondiale”. Lo pensava veramente o era solo una mossa a livello psicologico?

Lo pensavo veramente all’epoca, anche perché sono tendenzialmente un ottimista.

Quante modalità d’intervento sul legamento crociato ci sono e perché delle volte si sceglie la terapia conservativa anziché essere operati?

Sul crociato si può intervenire in circa 30 modi differenti. Inoltre, alcune volte si sceglie di non intervenire sul crociato perché non sempre è necessario essere operati. Ci sono persone che possono svolgere la loro attività anche con un legamento crociato rotto. Uno o due anni fa c’è stato un giocatore di serie A che ha giocato tranquillamente senza crociato per tutta una stagione. Io dico sempre ai miei pazienti che il crociato è come l’ABS delle loro macchine. Dipende sempre dall’uso che se ne fa: alcune macchine sono utilizzate per andare spesso in autostrada, altre vengono utilizzate solo per brevi tragitti. Bisogna sempre valutare caso per caso.

Con circa 44 anni di carriera formidabile con tanti campioni curati e con un contributo notevole dato alla medicina, il professor Mariani si ritiene soddisfatto?

Sì, ma come ho già detto non mi siedo mai. Sono un animale curioso e lavorando cerco sempre di farmi delle domande e di darmi delle risposte. Mi sento realizzato. Indubbiamente sono stato un uomo fortunato.

È possibile visualizzare le schede di tutti gli atleti operati dal professor Mariani con le date degli infortuni, le date degli interventi chirurgici e i rispettivi ritorni in campo visitando questa pagina web.

Top 11 dei calciatori operati dal Professor Mariani

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