Nonostante la disponibilità economica molte Regioni non hanno partecipato alle gare Consip o non hanno ammodernato per tempo le strutture ospedaliere che dovrebbero ospitare le nuove macchine per Tac, mammografie, risonanze e radioterapia.
Ne parlano Michele Bocci e Giuseppe Colombo in un articolo pubblicato il 10 gennaio scorso su La Repubblica.
In Italia sono quasi 37mila le attrezzature mediche non più in linea con l’attuale livello di innovazione tecnologica. Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) erano stati stanziati dei fondi per un rinnovo massivo di queste macchine per la diagnostica, ma alcune Regioni non sono state in grado di spendere le risorse a disposizione perchè incapaci di completare le procedure, talvolta a causa di ritardi nella preparazione delle strutture che dovrebbero ospitare le nuove attrezzature. Anche l’inflazione che ha influito sui prezzari ha avuto un grosso peso.
In risposta a queste sfide, il governo ha deciso di posticipare di un anno e mezzo, dal 31 dicembre di quest’anno all’estate del 2026, la scadenza per il completamento del piano di ammodernamento tecnologico degli ospedali. Questo piano, parte fondamentale del Pnrr per la sanità ospedaliera, è uno degli investimenti più rilevanti.
Il Ministero della Salute Orazio Schillaci sottolinea che numerose macchine sono già state collaudate, con 1.331 su 3.136 funzionanti e altre 206 consegnate ma non ancora operative. Le apparecchiature ordinate ammontano a 2.867. Nonostante il rinvio generale, alcune Regioni continuano ad avanzare nel processo, eseguendo già esami con le nuove apparecchiature.
L’obiettivo del Pnrr era la sostituzione di almeno 3.100 apparecchiature in funzione da più di cinque anni entro la fine del 2024, obiettivo ora posticipato. La distribuzione delle risorse, stabilita nel gennaio 2022 attraverso un decreto ministeriale, ha visto la Lombardia in testa con 179 milioni, seguita da Campania e Sicilia. Tuttavia, la realtà a due velocità del sistema sanitario italiano continua a presentare ostacoli, rallentando il percorso di ammodernamento delle attrezzature diagnostiche e terapeutiche.