In un’intervista rilasciata lo scorso 22 dicembre per il portale di divulgazione medica Medicina365.it, il Dottor Alexander Kirienko, Top Specialist per la Diagnosi e Chirurgia per pseudoartrosi ed osteomieliti con Tecnica Ilizarov presso il Centro Medico di Eccellenza FIFA e FIMS c/o la Casa di Cura Villa Stuart, ha approfondito l’argomento del piede diabetico o piede charcot spiegando cos’è, come si manifesta e com’è possibile trattare questa complicanza che colpisce ben un quarto dei pazienti diabetici.
Il piede diabetico o charcot è stato descritto per la prima volta nel 1883 dal neurologo francese Charcot. È una complicanza molto severa del diabete, una malattia che, ricordiamolo, colpisce 415 milioni di persone in tutto il mondo. Tra queste, ovviamente, non tutte sviluppano la patologia, ma le statistiche dimostrano che più di 100.000 amputazione all’anno hanno origine proprio nel piede diabetico.
Il piede diabetico è una patologia poco conosciuta anche in ambito medico, ci spiega il Dott. Kirienko, e infatti, spesso, il problema ha origine da una mancata o tempestiva diagnosi dovuta anche al fatto che, nella fase iniziale della malattia, la radiografia standard spesso non evidenzia alcuna alterazione. Il piede diabetico insorge per la combinazione di neuropatia (lesione dei nervi periferici) e arteriopatia (flusso sanguigno molto limitato), condizione che può provocare ulcere, infezioni e deformità del piede.
Nel 40 % dei casi la patologia si sviluppa al centro del piede, in percentuale minore nell’articolazione di caviglia o tibiotarsica e, ancora meno, al livello del calcagno (5%) o delle dita del piede (15%).
L’evoluzione del piede diabetico
Secondo la classificazione di Eichenholtz, continua il Dott. Kirienko, la progressione della malattia viene suddivisa in tre fasi:
I stadio: DISSOLUZIONE è caratterizzato dalla presenza di infiammazione acuta, edema, dolore, arrossamento, calore.
II stadio: COALESCENZA si caratterizza per un riassorbimento e una riduzione dell’edema ma anche per una frammentazione ossea
III stadio: RESOLUZIONE si caratterizza per una deformità permanente del piede con forma alterata, callosità e ulcerazione.
Opzioni terapeutiche per il piede diabetico
La cosa più importante, continua il Dottor Kirienko, è recarsi in un centro specializzato alla comparsa dei primi sintomi, come arrossamento o dolore, per ottenere una diagnosi tempestiva. L’approccio alla patologia è necessariamente multidisciplinare, infatti, gli specialisti coinvolti nella cura del piede diabetico sono diversi. Nella prima fase, in presenza di piccole ulcere o lieve sporgenza ossea, si ricorre a opzioni terapeutiche più semplici mentre la chirurgia interviene in caso di grosse dislocazioni e in presenza di infezione. L’intervento consiste in artrodesi, pulizia del tessuto fibroso, e stabilizzazione dell’articolazione tramite fissatore esterno (il c.d. Metodo Iliazov che dà la possibilità di correggere deformità residue e evitare sviluppo dell’infezione).
Lo scopo dell’intervento chirurgico e della fissazione esterna è ridare stabilità e allineamento al piede, permettere un appoggio plantigrado e consentire la normale deambulazione.
Se vuoi approfondire l’argomento del piede diabetico con alcuni casi clinici seguiti direttamente dal Dott. Kirienko, guarda il video per intero.