Che cosa fa un Osteopata

Ultimo aggiornamento il 12 Ottobre 2023
osteopata

Oggi l’Osteopata impiega tecniche che collettivamente prendono il nome di Trattamenti Manipolativi Osteopatici (Osteopathic Manipulative Treatment, OMT) con lo scopo di ripristinare l’equilibrio perduto del corpo e dare sollievo dal dolore.L’Osteopatia rappresenta una disciplina fondata da Andrew Taylor Still nella seconda metà del 19° secolo negli Stati Uniti come risposta alla medicina ufficiale all’epoca estremamente carente.

L’applicazione dell’Osteopata per le patologie fisiatriche e ortopediche

Le applicazioni dell’Osteopatia sono molteplici, tuttavia alcune faticano a ritrovare nella moderna evidenza medica un buon livello di accreditamento che ne attesti la superiorità rispetto ad altre tecniche. La più interessante, l’applicazione per le patologie fisiatriche ed ortopediche. Infatti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità colloca l’Osteopatia nell’ambito della Medicina Tradizionale (Traditional Medicine TM), Complementari ed Alternative (Complementary and Alternative Medicine CAM). La diagnosi e il trattamento proposto dalle tecniche osteopatiche consistono in tecniche manuali che si attuano sia per valutare eventuali disturbi che per trattarli1.

Questo tipo di assistenza, in Italia, è rappresentata dalla Medicina Generale territoriale. Tuttavia, nel nostro Paese l’ampia disponibilità di profili che offrono un’assistenza di primo e di secondo livello assieme alla commistione di TM e CAM rende estremamente variegato il quadro di professionisti a cui è possibile rivolgersi per risolvere eventuali condizioni e problematiche di riguardanti patologie fisiatriche ed ortopediche.

Osteopata: cosa fa? Di cosa si occupa?

La pratica dell’osteopatia, si attua non solo per diagnosticare, ma anche per trattare varie affezioni tramite un’insieme di tecniche manuali che prendono il nome di Osteopathica Manipulative Tratment (OMT). Queste possono poi essere combinate con altri trattamenti o suggerimenti, ad esempio in ambito nutrizionale o relative all’attività fisica e alla postura, oppure counseling psicologico. La pratica dell’osteopatia è diversa della altre pratiche che impiegano tecniche manuali come la fisioterapia o la chiropratica, nonostante alcune tecniche ed interventi si sovrappongano nelle varie discipline.

In letteratura sono presenti numerosi lavori scientifici che attestano l’efficacia dell’Osteopatia come disciplina autonoma. Molto importane resta, tuttavia, la considerazione secondo la quale si tratta di una pratica che deve essere integrata con le altre discipline medico-scientifiche anche solo per il fatto che il Medico chirurgo è l’unico Professionista sanitario legalmente in grado di procedere con la formulazione di una diagnosi. L’approccio originale dell’Osteopatia, che potremmo considerare alla stregua di una valutazione non diagnostica, si caratterizza per delle tempistiche comuni a quelle eseguite dal medico durante l’esame clinic. Qui, attraverso ispezione e palpazione, tra tutti, si ottengono dati che dipendono strettamente dalla sensibilità del professionista. La loro interpretazione ed il loro confronto con i riferimenti appresi durante il periodo di training osteopatico sono momenti cruciale all’interno della valutazione del quadro clinico.

All’interno di questo contesto, il paziente viene analizzato anche considerando fattori relazionali e sociali, con lo scopo di trattare il paziente a 360 gradi: da qui la realizzazione di un piano terapeutico personalizzato e univoco. In linea generale ci si può rivolgere all’Osteopata in caso di:

  • Dolore somatico che coinvolge direttamente il sistema osteo-muscolare
  • Dolore viscerale a proiezione scheletrica o irradiazione gastrointestinale
  • Dolore psicosomatico

Osteopata: cosa cura?

L’osteopatia per il trattamento del dolore

L’efficacia dell’Osteopatia per il trattamento del dolore scheletrico è stata a più riprese studiata dalla letteratura scientifica, essendo il dolore muscolo-scheletrico uno dei maggiori problemi di salute del nostro tempo24.

Il dolore muscolo-scheletrico può essere continuo, ricorrente o cronico e non di rado influenza il benessere e la qualità della vita5. Localizzato in uno o più distretti corporei, spesso interessa il collo (cervicalgia), le spalle, la parte alta della schiena (dorsalgia), il gomito, il polso/la mano, la parte bassa della schiena (lombalgia), l’anca (coxalgia), il ginocchio (gonalgia), la caviglia, il piede. L’impiego dei Trattamenti Manipolativi Osteopatici (OMT) con lo scopo di trattare il dolore muscolo-scheletrico è ad oggi controverso e poco chiaro.

In una revisione sistematica del 20116 si vede come l’efficacia dell’osteopatia in questo ambito di applicazione non sia ben documentata e quanto emerge è spesso in contraddizione con analisi precedenti7, spesso di qualità inferiore. La nozione che le tecniche OMT possano alleviare il dolore muscolo-scheletrico non possiedono un’evidenza così solida come comunemente si può pensare.

Le principali disfunzioni somatiche e condizioni che sono trattate dall’Osteopatia

Gli impieghi per cui si riconosce l’applicazione delle tecniche osteopatiche include quelle patologie inserite nel codice M99 della decima edizione della Classificazione Internazionale delle Malattie, Lesioni e Cause di Morte (ICD) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che comprende le “Lesioni biomeccaniche non classificate altrove”.

applicazioni osteopatia

Le principali disfunzioni somatiche che trattate dall’Osteopatia sono quindi:

  • Lombalgia e Lombosciatalgia
  • Cervicalgia
  • Cefalea tensiva episodica ed emicrania – per cui si evince una riduzione dell’intensità media degli attacchi e del numero di farmaci sintomatici assunti;
  • Fibromialgia – per cui con le OMT si può ottenere un ruolo terapeutico nel miglioramento dello stato dunzionale, una riduaioz del dolore e un miglioarmento della qualità della vita
  • Condropatia femoro-rotule
  • Diturbi temporo-mandibolari
  • Broncopneumopatia cronica ostruttiva
  • Dismenorrea primaria
  • Sindrome dell’intestino irritabile

Lombalgia e lombosciatalgia

Il dolore cronico aspecifico lombare e sacrale: il ruolo dell’Osteopata

Con dolore cronico che coinvolge il distretto lombare e sacrale, ci si riferisce ad un dolore che perdura da più di 3 mesi. Si tratta di un dolore localizzato tra il margine inferiore delle ultime coste e l’area del gluteo. In quanto aspecifico, per arrivare ad una diagnosi si esegue un algoritmo di esclusione. Dopo aver escluso tutta una serie di patologie, da quelle più frequenti come una sindrome radicolare (insieme dei sintomi legati alla lesione di una radice nervosa, siano questi dovuti ad un’infiammazione, un’infezione o una compressione) e l’osteoporosi, o più gravi come tumori, spondilite anchilosante, infezioni o fratture, la diagnosi resta quella di aspecificità8. Nel complesso il dolore cronico aspecifico di questa zona della schiena interessa circa l’85% dei pazienti9. Non solo: assieme al dolore molti pazienti accusano disabilità fisiche e distress psicologico10, ma anche tensione, dolorabilità, rigidità.

Un dolore di questo tipo può colpire le donne in gravidanza e durante il periodo del post-parto. La prevalenza varia a seconda dell’epoca gestazionale, divenendo massima nel terzo trimestre di gravidanza ed estendendosi anche oltre i dodici mesi dal parto. Per questo motivo, la gravidanza e il periodo del post-parto diventano veri e propri fattori di rischio per dolore cronico aspecifico lombare e sacrale.

osteopatia e gravidanza

Impiegare le tecniche OMT per trattare il dolore cronico aspecifico della fascia lombo-sacrale equivale, secondo alcuni studi, ad applicare un placebo11. Secondo altri, invece, il beneficio ottenuto dall’insieme di esercizio e fisioterapia12. Eppure, una revisione sistematica del 201313 e una meta-analisi del 201414 conclude che si può ottenere un evidente effetto positivo dall’applicazione dei Trattamenti Manipolativi Osteopatici.

In questo ambito di applicazione, la mancanza di consenso sulla procedura più appropriata da proporre al paziente in caso di dolore cronico aspecifico che colpisce la parte inferiore della schiena rimane un’invalicabile barriera al ruolo dell’Osteopata per il trattamento di questa condizione, anche se rappresenta una delle applicazioni più prolifiche delle OMT. Anche in questo caso, occorrono ulteriori indagini per concludere l’effettiva efficacia dell’Osteopatia in questo ambito di applicazione13.

Tuttavia, l’efficacia del trattamento osteopatico, in sostanza, possiede un valore terapeutico testimoniato dalle persone trattate e da pubblicazioni internazionali. Il caso della pubblicazione sul JAOA delle American Osteopathic Association guidelines for osteopathic manipulative tratment (OMT) for patients with low back pain ha infatti evidenziato l’efficacia del trattamento manipolativo nella lombalgia cronica aspecifica. L’aggiornamento di queste linee guida del 2016 ha sottolineato come l’OMT non solo migliori lo stato funzionale dei pazienti con una soglia di tolleranza al dolore ridotta, ma è anche efficace per il trattamento non farmacologico per fasce di popolazione particolarmente suscettibili, come donne in gravidanza nel periodo del puerperio (fonte: Registro degli Osteopati d’Italia)

La gestione osteopatica della lombosciatalgia: senza una buona valutazione non si ottengono risultati

Il trattamento osteopatico è un valido approccio di tipo conservativo nella cura della lombosciatalgia.
Ricercare la causa primaria che provoca il dolore è il principio fondamentale della terapia manuale osteopatica, che si prefigge lo scopo di riequilibrare i principali sistemi del nostro organismo: sistema muscolo scheletrico, fasciale, viscerale e cranio sacrale.
Il trattamento inizia con la raccolta dei dati anamnestici. Questi aiutano il terapista a indirizzare il ragionamento verso possibili ipotesi sulla causa scatenante della sintomatologia che spesso risiede in zone del corpo lontane rispetto a dove si manifesta il dolore. Importante sarà l’osservazione del paziente che, posto in piedi, viene valutato sui piani frontale e sagittale. Un osteopata esperto è già in grado di capire la zona da valutare. Il corpo implicato in disfunzioni di difesa manda chiari messaggi come, per esempio, asimmetrie evidenti o un colore diverso in certe parti del corpo. Le zone identificate sono oggetto di test articolari, fasciali e funzionali. Nel caso della lombosciatalgia è importante ragionare a 360° in quanto il corpo in esame è un’unica unità funzionale. La causa primaria del dolore lombosciatico può avere numerose origini, come:
⁜ disfunzione della mobilità vertebrale non solo lombare ma anche dorsale (diaframma) o cervicale o del bacino (sacro-iliaca e sinfisi pubica);
⁜ disfunzione articolare di anca ginocchio o caviglia/piede;
⁜ disfunzione di mobilità del nervo sciatico;
⁜ disfunzioni delle curve vertebrali (iperlordosi o ipercifosi o verticalizzazione della colonna o scoliosi);
⁜ disfunzioni di natura viscerale (i visceri tramite il loro sistema legamentoso);
⁜ aderenze cicatriziali che risultano essere disfunzioni di tipo fasciale (ad esempio cicatrici da parto cesareo o appendicectomia).

La causa primaria, dunque, può riguardare un singolo sistema corpo (muscolo-scheletrico, fasciale, viscerale, cranio sacrale) ma, vista la loro indissolubilità, può indurre gli altri sistemi a un’alterata fisiologia o dinamica. È compito dell’osteopata, una volta riconosciuta la causa, trattarla e riequilibrare i vari sistemi, avvalendosi anche di uno dei principi cardine dell’Osteopatia: l’autoguarigione.
Compito dell’osteopata è anche quello di consigliare al paziente esercizi utili o sane abitudini per mantenere i risultati ottenuti.
Le tecniche di cui si avvale l’osteopata per il trattamento sono varie e possono essere distinte in base allo stato di infiammazione in cui si trova il paziente (fase acuta, sub acuta o cronica) e possono essere:
⁜ articolari;
⁜ fasciali;
⁜ viscerali;
⁜ cranio sacrali.
In base alla disfunzione, altri specialisti, oltre al neurochirurgo, ortopedico o fisiatra, possono aiutare a risolvere il problema. Il trattamento osteopatico nel caso di una lombosciatalgia non è da intendersi come sostitutivo delle cure convenzionali, ma deve essere considerato un valido aiuto. Anche nei casi più gravi dove l’intervento chirurgico è quello più indicato, l’intervento osteopatico può aiutare il paziente sia nel preoperatorio che nel postoperatorio per evitare il ricrearsi di quei fattori che hanno portato alla manifestazione della patologia lombosciatalgica.

Metodo Newton e lombosciatalgia: una nuova metodica manuale per il riequilibrio posturale

Il metodo Newton è una delle tecniche conservative utilizzate per il trattamento della lombosciatalgia. Consiste in un programma di riorganizzazione neuroposturale osteopatica globale in carico ortostatico che combina un’attenta osservazione del paziente con test articolari e funzionali alla ricerca di catene muscolari disfunzionali, quindi più retratte, che sono alla base dell’insorgere del problema. Il metodo Newton considera il corpo un’unica unità funzionale muscolo-fasciale. L’insorgere di lombosciatalgia si verifica con compensi, strategie che il nostro corpo compie per non sentire dolore. In alcuni casi, queste risposte posturali di compenso possono creare sovraccarichi nella zona lombo sacrale, definendo alcuni tipi di lombosciatalgia.
Con il metodo Newton si rimuove una “resistenza” di difesa modificando l’equilibrio globale.
Durante lo svolgimento delle posture in piedi, denominate grounding (anteriore e posteriore) e con l’ausilio di un bastoncino posto sotto al piede, a livello delle teste dei metatarsi, si potrà evocare l’arco riflesso algogeno. Il circuito che regola il riflesso, essendo involontario, non raggiunge la corteccia cerebrale. Le vie riflesse del midollo spinale, dette anche riflessi spinali o arco riflesso, generano contrazioni coordinate di gruppi muscolari per ristabilire una corretta dinamica muscolare.
Il grounding, che significa letteralmente “messa a terra”, ha lo scopo di lavorare sulle catene dirette e crociate del sistema muscolare del corpo, con allungamento eccentrico. Un’azione significativa viene attuata a livello del muscolo diaframma, elemento importante nel caso di lombosciatalgia, viste le sue inserzioni lombari. Il diaframma, muscolo respiratorio per eccellenza, svolge altre funzioni importantissime ed essenziali:
⁜ funzione statica, la colonna vertebrale tramite il diaframma scarica 1/3 del proprio peso sui visceri;
⁜ funzione posturale, la lordosizzazione del rachide dorsolombare (cerniera D11-L2);
⁜ elasticità costo-vertebrale;
⁜ equilibrio neurovegetativo (emotività, qualità del sonno);
⁜ emodinamica vascolare e linfatica attraverso la variazione della pressione intratoracica e intraddominale;
⁜ funzione di motilità viscerale.
Il grounding posteriore avrà un ruolo importante nell’allungamento eccentrico della catena posteriore insieme a un lavoro propriocettivo essenziale per ripristinare la corretta percezione del movimento, della forza e della posizione del corpo nello spazio.
Un accurato lavoro posturale sulle fasce e sulla muscolatura consegnerà un riequilibrio muscolare tale da togliere quei compensi che sono alla base dell’insorgere della lombosciatalgia.
È opportuno ricordare che il metodo Newton nel trattamento della lombosciatalgia è compatibile con altri trattamenti fisioterapici e osteopatici.
Anche se non presenta controindicazioni, è consigliabile non effettuare trattamenti in presenza di spondilolistesi, gravidanza, grave osteoporosi ed infiammazioni acute.

L’osteopatia viscerale e le sue controversie

Nonostante sia stato vietato l’insegnamento dell’osteopatia viscerale in alcuni paesi (emblematico è il caso della Francia15), l’OMS inserisce le tecniche viscerali nei suoi punti di riferimento per il training osteopatico1. In ogni modo, l’introduzione di una disciplina, o di metodiche proprie di una disciplina, all’interno di linee guida cliniche e, più in generale, all’interno di un sistema sanitario, dovrebbe rispettare un rigoroso controllo di sicurezza, di qualità e di efficacia. In inglese, efficacy è il termine con cui si intende l’efficacia di un intervento sanitario che raggiunge un certo obiettivo o produce un effetto ricercato in condizioni sperimentali. Proprio per soddisfare questi standard, le tecniche proposte al paziente nel momento in cui si esegue una diagnosi e si attua un trattamento, dovrebbe dimostrare sicurezza e affidabilità. In inglese, effectiveness, termine grazie al quale si indica un risultato concreto, in condizioni di normale attività.

 La storia dell’osteopatia viscerale

Da un punto di vista storico, il concetto di osteopati è stato introdotto dall’osteopata francese Jacques Weischenck negli anni ’80 del secolo scorso, poi ripresa da Jean-Pierre Barral e Pierre Mercier. L’osteopatia viscerale si concentra essenzialmente sugli organi intraddominali e parte dall’osservazione dei normali movimenti che compiono gli organi intraddominali (per esempio durante gli atti del respiro), si concluse che questa mobilità possa essere disturbata e impedita similmente a quanto avviene quando si parla di mobilità articolare.

Da un punto di vista fisiopatologico, queste alterazioni possono slatentizzare, aumentare o mantenere disfunzioni muscolo-scheletriche. Per esempio mal di schiena che coinvolge la zona lombare o gastrointestinali, per esempio sindrome dell’intestino irritabile, tra gli altri. Allo stato attuale delle evidenze, nessuno degli aspetti teorizzati dall’osteopatia viscerale ha ricevuto una convalida empirica, se si esclude l’effettiva mobilità viscerale, punto di partenza degli assunti di questa branca osteopatica 16.

L’affidabilità delle tecniche diagnostiche che sono impiegate nell’ambito dell’osteopatia viscerale è, ad oggi, dubbia 17.

L’Osteopatia neonatale

L’OMT possiede dei riscontri promettenti in ambito neonatale e pediatrico. Nei bambini nati prematuri, è stata dimostrata una riduzione della egenza nei reparti di TIN (Terapia intensiva neonatale) e un raggiungimento più veloce della stabilità clinica.

osteopatia neonatale

Le manifestazioni di plagiocefalia posizionale possono essere migliorate con le manipolazioni osteopatiche che ne migliorano l’asimmetria del cranio specialmente se si agisce precocemente. Questa deformazione della testa da posizione in quanto si consiglia di far assumere al bimbo una posizione preferenziale sdraiata a pancia in su (supina) per diminuire il rischio di Morte improvvisa. Buoni risultati vengono registrati anche nelle alterazioni dell’alvo, nelle otiti medie ricorrenti, nell’asma, nelle problematiche posturali anche legate alla crescita e sviluppo motorio. Anche buoni risultati sono ottenuti nell’applicazione per il miglioramento della sintomatologia legata alla disabilità grave e del disturbo del neurosviluppo.

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