Nuove condizioni di polizza assicurativa per il Fondo Metasalute

Ultimo aggiornamento il 25 Maggio 2023
Fondo Metasalute rivolto ai metalmeccanici

Sindacati e parti datoriali siglano con Intesa Sanpaolo RBM Salute alcune modifiche sulla polizza collettiva dedicata ai metalmeccanici (Fondo Metasalute)

A fine 2021 sono stati comunicati alcuni cambiamenti nei piani integrativi di Metasalute, Fondo di Assistenza Sanitaria Integrativa che assiste quasi due milioni di persone, tra i lavoratori del settore metalmeccanico e i familiari di primo livello. Le nuove condizioni prevedono sia alcune modifiche alla copertura delle prestazioni, sia l’introduzione di franchigie a carico degli assicurati.

L’origine di Metasalute

Metasalute nasce come progetto di sanità integrativa dedicato alle piccole e medie imprese manifatturiere e meccaniche, nato dall’accordo tra Confimi Impresa Meccanica, FIM, CISL, UILM, UIL. Il progetto ha avuto origine dalla sottoscrizione da parte di RBM Assicurazione Salute di una polizza collettiva con tutti i metalmeccanici d’Italia tramite PMI Salute. In base al rinnovo contrattuale del 26 novembre 2016 stipulato tra Federmeccanica, Assistal, Fim, Fiom e Uilm, a decorrere dal 1° ottobre 2017 iscriversi al Fondo Metasalute è diventato obbligatorio, con contribuzione a totale carico dell’azienda. Si tratta quindi di un istituto contrattuale obbligatorio, il cui pagamento (13 € al mese, cioè 156 € all’anno) è a totale carico delle aziende operanti nel reparto metalmeccanico e che consente a quasi 2 milioni di lavoratori e ai loro familiari di scegliere tra diversi piani assicurativi e di evitare così le lunghe liste di attesa pubbliche.

I cambiamenti nella polizza dedicata al Fondo Metasalute

Come dicevamo, in tempi recenti Metasalute, che gestisce la sanità integrativa dei lavoratori del settore metalmeccanico, ha aggiornato alcuni aspetti delle sue polizze assicurative. In particolare, sono state introdotte modifiche che riguardano:

  • i destinatari delle prestazioni del fondo (sempre disponibili per i familiari a carico, ma non più per i figli con più di 26 anni o con più di 18 anni in dipendenza dal reddito annuo percepito)
  • L’esclusione dalla copertura di alcune prestazioni a seguito di malattia (non facenti quindi seguito a un intervento chirurgico o a un infortunio da pronto soccorso). In particolare, nell’ambito della fisioterapia, osteopatia, agopuntura, cure termali, kinesiterapia, riabilitazione cardiologica e neuromotoria, sono ora escluse:
    • Prestazioni per finalità di mantenimento (al contrario di quelle con finalità di recupero post-chirurgico o post traumatico, che vengono solitamente incluse)
    • Prestazioni per problematiche estetiche
    • Prestazioni eseguite con metodiche che abbiano finalità estetica
  • L’esclusione dalla copertura di alcune ulteriori prestazioni, ad esempio:
    • Nell’ambito delle cure dentarie:
      • Prestazioni di ortodonzia e gnatologia
      • Protesi dentarie in caso di edentulia e in caso di manutenzione corone o sostituzione impianti. Non sono comprese le protesi su impianti.
    • Sono escluse anche le prestazioni sociali (rimborsabili soltanto nel caso in cui i nuclei familiare nell’annualità non abbiano ottenuto il rimborso di nessuna prestazione sanitaria).
  • Introduzione di un ticket a carico dei lavoratori, cioè di una quota (o franchigia) da pagare di tasca propria.
  • Introduzione di alcuni tetti e limiti di spesa.

Aumento della richiesta di prestazioni: gli effetti della pandemia

Le modifiche, approvate all’unanimità da tutte le sigle sindacali e relativi vertici, dalle parti datoriali e da Intesa Sanpaolo RBM Salute arrivano in concomitanza con un forte acuirsi dell’emergenza pandemica. Il diffondersi della pandemia ha infatti non solo aumentato la richiesta di prestazioni relative a trattamenti di riabilitazione per patologie respiratorie o per condizioni post-infezione, ma ha anche fatto impennare la richiesta di tutte quelle prestazioni che il sistema nazionale non ha potuto assicurare a causa della pressione sulle strutture sanitarie pubbliche nel periodo pandemico. In concreto, i consumi sanitari sono risultati triplicati, e ciò ha prodotto una conseguente pressione sulle assicurazioni, soggette a un aumento vertiginoso degli esborsi.

A sommarsi a questi eventi contingenti, è anche necessario evidenziare due ulteriori questioni:

La prima è che polizze a così basso costo fanno fatica a quadrare economicamente senza l’introduzione di adeguati tetti di spesa, quote a carico paziente e franchigie.

La seconda è che questi limiti tendono anche ad arginare il fenomeno di chi potrebbe approfittarsi in maniera inopportuna della polizza, esagerando in termini di fruizione dei servizi e di richieste di rimborso, anche verso prestazioni che, a veder bene, potrebbero in alcuni casi non essere realmente necessarie.

La presa d’atto della sommatoria di queste situazioni ha reso necessaria la rivisitazione delle condizioni di polizza e dei termini fissati in tempi pre-pandemici, anche disincentivando un eventuale utilizzo improprio delle polizze assicurative, ma mantenendole disponibili per bisogni urgenti e prettamente sanitari.

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