Magnetoterapia

Ultimo aggiornamento il 13 Maggio 2024
Magnetoterapia Top Physio

La magnetoterapia è una terapia fisica non invasiva basata sull’applicazione di campi magnetici pulsati (PEMFs, Pulsed Electro-Magnetic Fields) a bassa frequenza e bassa intensità che interagiscono positivamente con svariati processi biologici. Il dispositivo medico alla base della magnetoterapia è un macchinario appositamente studiato per utilizzare a scopo curativo e preventivo gli effetti dei PEMFs sui…

La magnetoterapia è una terapia fisica non invasiva basata sull’applicazione di campi magnetici pulsati a bassa intensità e frequenza che interagiscono con processi biologici essenziali. I campi magnetici sono fenomeni naturalmente presenti nel mondo che ci circonda; per usi terapeutici vengono generati da macchinari specifici con lo scopo di avviare e sostenere effetti riabilitativi quali la riduzione del dolore, dell’infiammazione e dell’edema, la riparazione dei tessuti ed il rilasciamento delle contratture.

La magnetoterapia possiede effetti antinfiammatori e stimolanti per la riparazione dei tessuti, favorendone la guarigione: l’applicazione dei campi magnetici sull’organismo permette di raggiungere importanti risultati, principalmente se si considerano le patologie tipiche del campo ortopedico e fisiatrico.

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Cos’è la magnetoterapia

Gli impulsi elettromagnetici generati dai Macchinari per magnetoterapia sono erogati da peculiari componenti percorsi da un segnale elettrico che possiede caratteristiche uniche. La sua ampiezza, infatti, consente di modulare l’intensità dei campi elettro-magnetici pulsati, o PEMFs (Pulsed Electro-Magnetic Fields), mentre la sua frequenza permette di controllare gli intervalli tra un’emissione magnetica e la successiva, rendendo ottimale l’impiego della magnetoterapia per scopi riabilitativi.

E questo cosa comporta per il paziente?

Magnetoterapia: benefici

Nonostante sia nata come una pratica di medicina alternativa, la magnetoterapia è oggi comunemente proposta ai pazienti e alle pazienti di svariati Centri di fisioterapia di eccellenza. Bisogna tuttavia ricordare che la comunità scientifica è ancora divisa relativamente alla sua applicazione.

Una delle ragioni di questa non uniformità di pensiero risiede nel fatto che è, ancora oggi, complesso individuare una corretta dosimetria di applicazione, ossia la quantità precisa di stimolazione elettromagnetica assorbita dal corpo quando è stimolato dai PEMFs. Per far luce sui principali interrogativi correlati all’applicazione della magnetoterapia è stata sviluppata un’intera branca medica: è il caso dell’elettroceutica.

Elettroceutica: la medicina bioelettronica

Con il termine ‘elettroceutica’, comparso per la prima volta in una pubblicazione di Nature del 2013 firmata da Kristoffer Famm e Colleghi, si fa riferimento all’intero ambito della medicina bioelettronica. La medicina bioelettronica valuta le applicazioni mediche delle stimolazioni elettriche erogate dagli elettromedicali sotto forma di impulsi che, interagendo con i processi biologici del corpo umano, possono influenzarne l’andamento, modificando lo stato di malattia ed accelerando la guarigione.

Anche la magnetoterapia e le sue applicazioni, come altre terapie strumentali elettromedicali tipicamente usate in ambito fisioterapico e riabilitativo per trattare patologie ortopediche e fisiatriche, è studiata dall’elettroceutica.

L’elettroceutica ha confermato alcuni punti di forza della magnetoterapia, già evidenti fin dalle prime applicazioni pratiche degli impulsi elettro-magnetici: il costo ridotto, la durata contenuta dei singoli trattamenti e la scarsa sollecitazione del dolore rispetto ad altre terapie strumentali elettromedicali. Questo comporta, per la/il paziente che ricorre al trattamento, uno stress fisico e psichico significativamente inferiore rispetto a quanto scatenato da altri strumenti riabilitativi.

Le applicazioni moderne della magnetoterapia hanno guadagnato larga fama per questa elevatissima tollerabilità, ma anche per altri non trascurabili motivi che analizzeremo meglio nei paragrafi successivi. Qui ribadiamo che non stupisce che il consenso generale nel suo impiego affondi le sue radici nel passaparola dei pazienti che hanno scelto di ricorrere a questo trattamento, in tutto rassicurati dal Medico prescrittore e dal Fisioterapista iscritto all’Ordine di competenza. Questo elettromedicale, infatti, gode di una felicissima nomea: non solo è molto richiesto al punto da essere frequentemente noleggiato in autonomia, ma rappresenta anche uno strumento riabilitativo per certi versi privilegiato, specialmente qualora gli interventi convenzionali non avessero portato al risultato auspicato o se ne temessero eventuali effetti collaterali.

Magnetoterapia: a cosa serve?

Gli impieghi più comuni della magnetoterapia riguardano il trattamento di:

  • fratture,
  • osteoporosi,
  • osteocondrosi (patologia che coinvolge le ossa a livello delle articolazioni; rappresenta un’alterazione tipica dei giovani e degli sportivi che sollecitano, talvolta con carichi eccessivi rispetto all’usuale, le articolazioni; le giunture, sottoposte in questo modo ad impatti continui, evolvono un processo di morte tessutale),
  • artropatie come l’artrosi (artrosi del ginocchio, artrosi dell’anca, artrosi delle mani),
  • ritardi di consolidamento osseo e pseudoartrosi franca,
  • atrofia di Sudeck (una particolare manifestazione dell’algodistrofia; rappresenta una sindrome dolorosa complessa ad interessamento regionale di cui non sono ben note né le cause né l’evoluzione; e si manifesta anche con un aumento del riassorbimento osseo),
  • malattie reumatiche,
  • borsite e periartrite (periartrite scapolo-omerale),
  • cervicalgia o dolore cervicale,
  • distorsioni che possono evolvere in quadri complessi come quelli dell’ankle sprain,
  • edemi ed ematomi.

Vediamone insieme alcuni aspetti.

Magnetoterapia

Applicazione nella guarigione ossea

I risultati ottenuti con la magnetoterapia sono superiori, secondo alcuni Autori, rispetto a quelli determinati da qualunque altro tipo di terapia fisica e, talvolta, farmacologica: svariati studi scientifici riportano che l’applicazione di campi magnetici a bassa intensità e frequenza risulti particolarmente efficace per la deposizione di nuovo tessuto scheletrico, contribuendo alla formazione del callo osseo (il tessuto di guarigione che si forma presso la sede ove si è verificata una frattura). Più in dettaglio, la magnetoterapia, agisce sul metabolismo dell’osso:

  • incrementando l’utilizzo dell’ossigeno da parte delle cellule e stimolandone il rinnovamento (effetto biomagnetico);
  • coinvolgendo le caratteristiche piezoelettriche del collagene e dell’osso (effetto bioelettrico, attraverso la creazione di flussi di carica elettrica nelle cellule e nelle molecole).

Contrariamente a quanto si possa pensare, gli effetti benefici della magnetoterapia non aumentano in misura diretta con l’incremento della frequenza e/o dell’intensità dei PEMFs: è cognizione diffusa, infatti, che esista un’intensità ottimale da non superare che, a seconda dei lavori consultabili in letteratura scientifica, oscilla tra i 50 ed i 100 gauss – dove il gauss (G) rappresenta l’unità di misura del campo magnetico. È in questo intervallo di valori che le risposte metaboliche sono più evidenti e le attività biologiche ottimizzate.

Per spiegare come si manifestano gli effetti dei PEMFs sulla fine struttura del tessuto osseo si deve tuttavia tener conto di una serie di variabili che non dipendono dalla terapia in sé ma che, a loro volta, influenzano la risoluzione della lesione o, al contrario, ne ostacolano la guarigione. È infatti in funzione de

  • l’entità del danno – come spesso accade, lesioni maggiori comportano maggiori difficoltà nella guarigione;
  • l’equilibrio metabolico dell’osso – in presenza di un alterato equilibrio metabolico dell’osso (o per fattori non modificabili come l’età avanzata del paziente, o per fattori modificabili come alcune variabili dello stile di vita) sarà più difficoltoso recuperare l’integrità e la fisiologia dell’organo;
  • la situazione circolatoria – davanti ad alterazioni della circolazione sanguigna e linfatica che coinvolgono anche il tessuto osseo i risultati che conseguono ad un aumento dell’ossigenazione saranno probabilmente compromessi;
  • la presenza di lesioni dei tessuti circostanti – una situazione di infiammazione locale o diffusa può rendere meno efficace l’effetto della magnetoterapia;
  • la qualità dell’immobilizzazione – a seguito di una immobilizzazione non ottimale della frattura, il segmento osseo da trattare sarà costitutivamente refrattario a qualsiasi trattamento si voglia applicare;
  • la presenza di corpi estranei – anche il materiale appositamente studiato per l’osteosintesi (come impianti di protesi artificiali) può in linea teorica interagire con i campi energetici generati dalla magnetoterapia;

che l’applicazione dei PEMFs può non avere l’effetto biologico atteso.

Le indicazioni della magnetoterapia rispecchiano i quesiti più cercati in rete: “Magnetoterapia fratture”, ma anche “Magnetoterapia ginocchio”, “Magnetoterapia piedi”, “Edema osseo magnetoterapia”, “Applicazioni magnetoterapia”,… sono solo alcune delle più comuni ricerche on line degli utenti che vogliono informarsi tramite risposte accurate e scientificamente corrette. Tuttavia spesso non è così facile orientarsi tra i vari siti disponibili, specie se non si è avvezzi ad un linguaggio medico specialistico.

Il trattamento delle fratture

La magnetoterapia è un trattamento che può essere impiegato piuttosto precocemente nel percorso riabilitativo. Per fare solo un esempio tra i molti che rappresentano le applicazioni pratiche dei PEMFs, l’elettromedicale può essere utilizzato anche senza attendere la rimozione di un apparecchio gessato in caso di frattura distale del radio (una delle due ossa del avambraccio). L’effetto benefico che ne deriva è importante per la riduzione del dolore percepito dal paziente, per il ripristino di una corretta sensibilità presso il sito di lesione e le zone ad esso limitrofe, per un aumento del range of motion (ovvero della mobilità articolare compromessa dalla lesione), ma anche per una maggiore indipendenza nello svolgere sin da subito i compiti di vita di tutti i giorni [1].

Gli impulsi elettromagnetici, infatti, possono generare una risposta biologica anche senza posizionare direttamente sulla cute l’apparecchio erogatore. Anzi, sarebbe ideale interporre sempre una garza o un panno per tutelare l’integrità della pelle.

L’applicazione nelle altre patologie osteo-tendinee

Si potrà proporre la magnetoterapia non solo per migliorare e favorire la salute ossea in caso di fratture, ma anche per trattare altre patologie. A questo proposito, nel tempo è stato possibile verificare che condizioni differenti di alterata salute rispondono a differenti intensità di erogazione dell’impulso magnetico:

  • Le patologie a notevole coinvolgimento psicosomatico possono essere trattate con dosaggi minimi di impulsi elettromagnetici;
  • L’intensità consigliata per ottimizzare le risposte vascolari e per combattere il dolore è invece appannaggio di una dose intermedia;
  • Oltre i 50 G di intensità, invece, si ottengono effetti antinfiammatori (antiflogistici e antiedemigeni) e biostimolanti.

L’FDA (l’Ente americano che si occupa di validare l’efficacia e la sicurezza di Farmaci e Alimenti) legittima, infatti, l’applicazione della magnetoterapia per favorire la guarigione ossea anche in casi distinti dalle fratture. Alla luce dei dati empirici a nostra disposizione rispondono positivamente all’applicazione della magnetoterapia casi di:

  • osteonecrosi (o necrosi avascolare o necrosi asettica o infarto osseo) della testa del femore, che rappresenta la conseguenza della diminuzione del flusso sanguigno presso questa porzione dell’osso lungo della coscia. All’osteonecrosi della testa femorale consegue instabilità dell’articolazione dell’anca, collasso osseo e artrite e rappresenta una delle indicazioni all’intervento di artroplastica;
  • osteoporosi. Questa patologia non necessita di molte presentazioni ma, anzi, rappresenta un problema di salute pubblica universalmente diffuso a cui si associa un’elevata morbilità, soprattutto tra le donne in età post-menopausale. Rappresenta un disordine generalizzato del metabolismo del sistema scheletrico che si caratterizza da una bassa densità ossea e da una compromissione della resistenza e della forza dello scheletro. Le ossa colpite da osteoporosi divengono estremamente fragili e questa fragilità rappresenta un fattore di rischio per fratture e loro complicanze;
  • ingegneria tissutale dell’osso. Sebbene le ossa possiedano una spontanea capacità di auto-guarigione, in alcune condizioni specifiche e complesse (per lo più caratterizzate da difetti ossei maggiori dovuti a traumi, infezioni, resezioni chirurgiche per trattamento tumorale e anomalie scheletriche) oppure in caso di riparazione di fratture ossee che non sono andate a buon fine con un trattamento conservativo, è possibile intervenire con tecniche di ingegnerizzazione tissutale che mirano a sostituire il tessuto osseo con scaffold (impalcature) in grado di mimare i tessuti biologici; ne deriva una migliore rigenerazione degli organi.
  • patologie inserzionali (epicondilite, fascite plantare, tendinite dell’achilleo, tendinite del rotuleo) e tendinite cronica refrattaria.

Le applicazioni che abbiamo citato sono state riconosciute in pubblicazioni interessanti e, per certi versi, pionieristiche. Gli effetti riscontrati, tuttavia, sono stati per lo più evidenziati in colture cellulari. Questo limite nella ricerca scientifica può essere superato grazie ad ulteriori studi per confermare non solo le caratteristiche non invasive, di efficacia e sicurezza (ma anche di elevata accessibilità) della magnetoterapia, ma anche per dettagliare al meglio l’impiego clinico nel contesto della riparazione ossea [2, 3]. Mentre si collezionano nuove prove sull’impiego degli impulsi elettro-magnetici a bassa intensità e frequenza, dati sperimentali e clinici preliminari ne ipotizzano un ruolo di primo piano nella deposizione di nuovo tessuto osseo, nella riduzione dell’edema dei tessuti molli e nella gestione del dolore [4] – sebbene ancora si discuta se l’azione antidolorifica sia dovuta ad un effetto placebo o ad una vera e propria azione terapeutica [5, 6].

Controindicazioni

Nonostante la relativa sicurezza della terapia, la magnetoterapia è sempre controindicata in caso di condizioni che sono state poco vagliate dai dati oggi a nostra disposizione. Una menzione speciale deve essere riservata al rischio occupazionale: i lavoratori e le lavoratrici che per motivi di operatività trascorrono molto tempo in presenza di apparecchi per la magnetoterapia rappresentano una categoria sensibilmente più a rischio di eventuali effetti avversi rispetto alla popolazione generale. Resta da attendere esplicita dichiarazione degli Organi competenti al riguardo, tramite una valutazione del rischio approfondita.

In questo approfondimento abbiamo preso meglio in esame le principali controindicazioni ed effetti avversi della Magnetoterapia.

Osteotron o magnetoterapia? Confronto tra due elettromedicali a noleggio

Studi sperimentali di grande interesse hanno mostrato come gli ultrasuoni possiedano un effetto significativo sui meccanismi di guarigione ossea. Tecnicamente, questa tecnologia aumenta la formazione di nuovi vasi grazie alla liberazione di un insieme di molecole che determinano una risposta trofica [7]. Uno dei device in grado di erogare ultrasuoni e determinare queste risposte è Osteotron IV, un elettromedicale tascabile che può essere utilizzato nel confort della propria abitazione grazie ad un rodato sistema di noleggio.

Anche il macchinario che consente di eseguire la magnetoterapia può essere noleggiato per eseguire in autonomia la terapia prevista. Molto importante, in entrambi i casi, è prestare attenzione al fatto che il trattamento debba essere eseguito comunque dopo prescrizione medica, a seguito di una diagnosi accurata, e, non ultimo, supervisionato da controlli periodici da parte di personale sanitario competente.

È possibile eseguire la magnetoterapia comodamente nella propria abitazione grazie ad un servizio di affitto che tuteli le esigenze del paziente più esigenze. L’estrema praticità dell’applicazione dei PEMFs a scopo riabilitativo non deve tuttavia far sottovalutare l’iter procedurale che prelude al noleggio di questo elettromedicale: solo una diagnosi eseguita da uno Specialista è in grado di dare il giusto peso a condizioni sfumate o francamente nascoste dalla patologia dolorosa che ha attivato la richiesta di noleggio della magnetoterapia.

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Magnetoterapia o elettroterapia?

La magnetoterapia rappresenta uno strumento che impiega la tecnologia bio-elettromagnetica e necessita di rigorose regolamentazioni. A seguito di ricerche interdisciplinari che coordinano lo sforzo dei Professionisti coinvolti nella sua prescrizione e applicazione [8], si è fatta incalzante la necessità di codificare non solo un preciso dosaggio di erogazione, ma anche di standardizzare un modo ed un tempo di applicazione [4].

Se infatti è vero che la magnetoterapia può determinare effetti benefici riproducibili anche quando altre metodiche non riescono, è la mancanza di uniformità tra gli studi a disposizione (e di conseguenza nella formazione teorica e pratica medico-sanitaria) ad essere, ancora oggi, un ostacolo alla sua prescrizione. A differenza della stimolazione elettrica (più diffusamente accettata nel contesto della Medicina occidentale, grazie a prove di efficacia e specificità collezionate da lungo tempo e comprovate da ottimali risposte cliniche), la magnetoterapia è ancora una terapia non ben esplorata e quindi, per certi versi, sottovalutata. Le principali differenze tra le elettroterapia e magnetoterapia sono [4]:

L’elettroterapia

  • La stimolazione elettrica richiede l’applicazione dello stimolo su cute integra, tramite coppie di elettrodi posizionati in due punti distinti del corpo;
  • Gli elettrodi utilizzati possiedono dimensione, distanza e polarità critiche per erogare uno stimolo elettrico adeguato. Ne risulterà un movimento delle cariche elettriche naturalmente presenti nei tessuti biologici attraverso specifiche vie di transito che dipendono dalle caratteristiche degli elettrodi;
  • I trasferimenti di carica dovuti all’azione dell’elettroterapia possono determinare effetti elettrotermici, elettrochimici o elettrofisici, a seconda del tempo in cui la corrente è erogata. Le risposte biologiche conseguenti si attivano presso le membrane cellulari, oppure nel contesto dell’ambiente cellulare;
  • Il risultato dell’applicazione di questa terapia rappresenta una serie di reazioni cellulari indirette, che possono agire a loro volta su pathways biologici a cascata.

La magnetoterapia

  • La stimolazione tramite campi magnetici rappresenta un approccio più efficacie per favorire il processo di guarigione, nonché di più facile applicazione e minor costo rispetto all’elettroterapia;
  • La magnetoterapia non possiede le complicanze tipiche dell’applicazione di corrente elettrica tramite elettrodi e non necessita di contatto tra l’erogatore e la superfice del corpo. Ne risulta un rischio infettivo significativamente ridotto rispetto ad altre metodiche;
  • Grazie all’applicazione dei PEMFs non vengono alterate le caratteristiche dielettriche del tessuto;
  • La magnetoterapia possiede un meccanismo di azione ad ampio spettro (pleiotropico), generando risposte nei tessuti a più livelli.

Il campo magnetico può stimolare le cellule portandole a migrare, proliferare e ad attivare la biosintesi di mediatori cellulari attivando la riparazione dei tessuti danneggiati. La facilità di impiego dell’equipaggiamento fornito dai canali di vendita e noleggio di elettromedicali ed i semplici protocolli di trattamento rendendo gli Operatori e, a volte, gli stessi pazienti, pratici nell’esecuzione della terapia.

La scelta tra un device terapeutico al posto di un altro apparentemente simile si deve basare però sull’efficacia biologica e clinica che ha dimostrato almeno empiricamente.

L’applicazione preferenziale degli impulsi elettro-magnetici a bassa intensità e frequenza per stimolare la guarigione dei tessuti, dei nervi e delle ossa rappresenta un’interessante frontiera ancora da esplorare nel contesto della biologia elettromagnetica. È importante, quindi, non ridurre le applicazioni mediche alle sole patologie ossee [4].

Bibliografia

[1] Krzyżańska L, Straburzyńska-Lupa A, Rąglewska P, Romanowski L. Beneficial Effects of Pulsed Electromagnetic Field during Cast Immobilization in Patients with Distal Radius Fracture. Biomed Res Int. 2020 Feb 25;2020:6849352. doi: 10.1155/2020/6849352. PMID: 32185214; PMCID: PMC7060878.

[2] Yuan J, Xin F, Jiang W. Underlying Signaling Pathways and Therapeutic Applications of Pulsed Electromagnetic Fields in Bone Repair. Cell Physiol Biochem. 2018;46(4):1581-1594. doi: 10.1159/000489206. Epub 2018 Apr 20. PMID: 29694967.

[3] Daish C, Blanchard R, Fox K, Pivonka P, Pirogova E. The Application of Pulsed Electromagnetic Fields (PEMFs) for Bone Fracture Repair: Past and Perspective Findings. Ann Biomed Eng. 2018 Apr;46(4):525-542. doi: 10.1007/s10439-018-1982-1. Epub 2018 Jan 22. PMID: 29356996.

[4] Markov MS. Magnetic field therapy: a review. Electromagn Biol Med. 2007;26(1):1-23. doi: 10.1080/15368370600925342. PMID: 17454079.

[5] Carter R, Aspy CB, Mold J. The effectiveness of magnet therapy for treatment of wrist pain attributed to carpal tunnel syndrome. J Fam Pract. 2002 Jan;51(1):38-40. PMID: 11927062.

[6] Finegold L, Flamm BL. Magnet therapy. BMJ. 2006 Jan 7;332(7532):4. doi: 10.1136/bmj.332.7532.4. PMID: 16399710; PMCID: PMC1325112.

[7] Griffin XL, Costa ML, Parsons N, Smith N. Electromagnetic field stimulation for treating delayed union or non-union of long bone fractures in adults. Cochrane Database Syst Rev. 2011 Apr 13;(4):CD008471. doi: 10.1002/14651858.CD008471.pub2. PMID: 21491410.

[8] Markov M. XXIst century magnetotherapy. Electromagn Biol Med. 2015 Sep;34(3):190-6. doi: 10.3109/15368378.2015.1077338. PMID: 26444192.

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