Lo sport: un trattamento per la scoliosi?

Ultimo aggiornamento il 12 Ottobre 2023
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Tanti i benefici, ma attenzione a considerarlo una terapia

La relazione che esiste tra lo sport e le malattie che coinvolgono la colonna vertebrale, deformità spinali e mal di schiena, è stata ampiamente discussa.

Le linee guida della International society on scoliosis orthopedic and rehabilitation treatment per il trattamento conservativo della scoliosi evidenziano i benefici della pratica sportiva, ma affermano chiaramente che lo sport non può essere considerato un trattamento.

Per molti anni il nuoto è stato ritenuto uno sport completo e quindi consigliato e prescritto da molti specialisti come un trattamento specifico per le patologie di colonna, soprattutto in età pediatrica e adolescenziale. Questa teoria si basa sulla presunta rilevanza della forza gravitazionale come elemento aggravante per la scoliosi. Secondo molti autori, infatti, la gravità gioca un ruolo nello sviluppo e nella progressione della patologia.

Nonostante queste teorie, tuttavia, per quanto sappiamo non sono stati pubblicati dati a sostegno dell’efficacia del nuoto come trattamento specifico per la scoliosi. Negli anni ’80, inoltre, alcuni autori suggerivano che il nuoto potesse essere un fattore di rischio nell’aggravare la scoliosi, in quanto una gobba toracica di 10 mm può aumentare a causa di stress meccanico nel torace durante il nuoto.

Theodore J. Becker, PhD in Human performance and certifications in rehabilitation, disability analysis, and sports science, nell’articolo Scoliosis in Swimmers riporta di come abbia trovato una maggiore prevalenza di asimmetrie nel tronco negli atleti che hanno partecipato al Campionato olimpico di nuoto nel 1983. Egli sostiene infatti che il nuoto agonistico provochi squilibri muscolari nell’atleta adolescente e che l’atteggiamento scoliotico come condizione muscolo-scheletrica dell’adolescente possa essere rilevato in alta incidenza tra i nuotatori a causa dello stress da esercizio fisico.

Il nuoto potrebbe quindi:

  • avere un impatto negativo significativo sulla colonna vertebrale in crescita
  • aumentare le asimmetrie del tronco, comprese quelle significative per il rilevamento della scoliosi, come la cifosi, facilmente rilevata clinicamente.

Lo sport può essere molto utile per i bambini e gli adolescenti, con benefici specifici, sia in termini di capacità motorie (forza muscolare, elasticità, equilibrio, coordinazione, fitness cardiovascolare) sia in termini educativi. Tuttavia, usare lo sport come un trattamento specifico e moderno per la scoliosi e consigliarlo come cura per le deformità spinali è inappropriato, in quanto in netto contrasto con i dati in nostro possesso e le linee guida attuali.

Il nuoto agonistico, come molti altri sport competitivi, espone l’atleta al rischio di lesioni e malattie muscolo-scheletriche richiedendo un maggior impegno psico-fisico, mentre gli sport amatoriali sono generalmente considerati più sicuri. È stata inoltre dimostrata la correlazione tra sport e dolore lombare aspecifico.

Auvinen et al. nello studio intitolato Associations of physical activity and inactivity with low back pain in adolescents hanno segnalato un aumento del rischio di LBP-Low back pain:

  • negli adolescenti che praticano sport per più di sei ore alla settimana
  • nelle persone, in particolare le giovani donne, che passano troppo tempo sedute.

Gli stessi autori sostengono inoltre che praticare diversi sport sembri proteggere dagli effetti dannosi di un singolo sport.

Per concludere, la partecipazione a sport agonistici, in particolare il nuoto, è associata a mal di schiena, perdendo l’effetto protettivo che la stessa attività può fornire quando praticata a livelli non agonistici. Non è possibile trattare la scoliosi e l’ipercifosi con la sola pratica del nuoto. Il trattamento conservativo per la scoliosi idiopatica dell’adolescente resta il busto ortopedico, l’approccio fisioterapico e l’esercizio terapeutico che prevede:

  • rinforzo muscolare, in maniera specifica per il core
  • attività fisica nei limiti del grado di avanzamento della patologia.

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