La gestione del rischio biologico in tempo di pandemia

Ultimo aggiornamento il 20 Novembre 2022
Il ruolo del responsabile del servizio di prevenzione e protezione

Il ruolo del responsabile del servizio di prevenzione e protezione

Il delicato ruolo del Responsabile del servizio di prevenzione e protezione assume una funzione di grande centralità e responsabilità in termini di salvaguardia della salute e della sicurezza al tempo della pandemia, la quale ha avuto ripercussioni sulla quotidianità con relative conseguenze anche in ambito lavorativo.

Coordinare la gestione del rischio da Covid-19 all’interno di molteplici realtà lavorative è una delle principali responsabilità del RSPP, che cerca sempre di salvaguardare la salute e la sicurezza sia degli operatori sanitari che di tutti i singoli utenti che hanno accesso alle strutture sanitarie per usufruire di prestazioni assistenziali.

La figura del RSPP ha il compito di organizzare e gestire tutto il sistema appartenente alla prevenzione e alla protezione dai rischi lavorativi e ha visto una maggiore caratterizzazione del rischio biologico in relazione alla pandemia.

La componente del rischio biologico era un fattore già presente all’interno di tutte le strutture sanitarie ambulatoriali e doveva già essere adeguatamente analizzata all’interno del Documento di valutazione dei rischi aziendali. Quanto fatto in risposta al Covid-19 si è aggiunto a tutte le misure di prevenzione e protezione già adottate in tali centri che hanno l’obbligo di garantire la massima sicurezza degli utenti e dei lavoratori in merito alle attività svolte.

L’importanza della cooperazione aziendale del RSPP con le figure aziendali

È bene precisare come questa cooperazione sia avvenuta nella complessità generale dell’evoluzione costante del contesto normativo con una continua richiesta di adeguamento ai DPCM emanati, richiedendo dal mese di febbraio 2020 un grandissimo sforzo di collaborazione tra tutte le figure aziendali, quali: datore di lavoro, direzione sanitaria, medico competente, direzione risorse umane e lavoratori stessi.

Tale collaborazione ha consentito l’elaborazione di specifici protocolli aziendali connessi alle attività e alle prestazioni eseguite all’interno delle sopracitate strutture. Per l’elaborazione di tali documenti è stato necessario svolgere una valutazione del rischio specifico da Covid-19, come sintetizzato nello schema logico generale indicato in figura 1. Questa attività, già attuata per tutti gli altri rischi aziendali, aveva l’obiettivo di integrare e non sostituire quanto già realizzato per tutelare la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.

INDIVIDUAZIONE E VALUTAZIONE DEI RISCHI covid

La valutazione del rischio da Covid-19 è stata quindi pensata come un documento in continua evoluzione e aggiornamento, per garantire un’adeguata rispondenza alle esigenze normative e la salvaguardia di tutti gli utenti.

Il documento deve disporre di uno schema che definisca le misure di carattere generale, come ad esempio l’identificazione di casi sospetti e le relative misure da adottare in caso di contatti con persone positive. Al protocollo generale si affianca un’analisi puntuale delle varie attività che possono comportare una diversa esposizione in funzione della mansione dell’operatore, quali:

  • l’accettazione
  • la gestione degli spazi comuni
  • le misure da adottare per garantire il corretto distanziamento nelle aree comuni
  • i comportamenti e i protocolli da applicare durante una visita medica o l’esecuzione di una procedura ambulatoriale.

Per ciascuna attività viene previsto un protocollo adeguato alla singola esigenza lavorativa. La cooperazione tra tutte le figure aziendali rende possibile l’attuazione di quanto contenuto all’interno degli stessi protocolli.

La prevenzione da covid-19 nel contesto ambulatoriale e fisioterapico nella pratica

Quanto contenuto all’interno dei protocolli di prevenzione Covid-19 deve essere progettato da parte del RSPP sempre in relazione alla natura dell’attività svolta. É possibile quindi riassumere parzialmente le misure adottate come segue.

Interventi strutturali, quali, ad esempio:

  • garantire la distanza di sicurezza tra un utente e l’altro con l’installazione di apposita segnaletica e di separazioni fisiche
  • diversificare i percorsi di entrata e di uscita ove possibile
  • predisporre apposite aree con distributori di gel alcolici per la disinfezione delle mani
  • installare apposita cartellonistica mediante l’utilizzo dei poster informativi diffusi del Ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità e dalla Regione Lazio
  • attuare piani di gestione e controllo degli impianti di ventilazione e condizionamento.

Interventi organizzativi attraverso:

  • l’applicazione di tutte le procedure di pre-triage telefonico in accesso alle strutture volto a identificare in maniera precoce possibili casi sospetti
  • la rilevazione della temperatura in ingresso
  • la realizzazione di corsi di formazione a distanza sulla prevenzione e controllo dell’infezione da SARS-CoV-2
  • l’implementazione delle procedure di disinfezione e sanificazione di ambienti ed attrezzature tra una prestazione sanitaria e quella successiva.

In tale ambito nei mesi successivi si è dovuto procedere alla pianificazione di tutta l’attività di screening periodico del personale mediante test molecolari, antigenici e sierologici, applicando una calendarizzazione diversificata proprio in base alle mansioni e quindi ai diversi contesti di rischio di esposizione nello stesso ambiente di lavoro. Dunque, in modo sincronizzato al Documento di valutazione del rischio, che prevede la suddivisione dei rischi in funzione delle mansioni operanti all’interno dei centri.

Tale suddivisione del rischio di esposizione, in funzione dell’attività lavorativa, è stata fondamentale per identificare effettivamente l’operatore sanitario al quale applicare alcune misure di prevenzione e tenere in considerazione alcune mansioni non strettamente sanitarie, ma che per la particolare situazione organizzativa si trovano ad essere esposte comunque al rischio in questione (manutentori, addetti amministrativi operanti in reparto, ausiliari etc).

A tutto questo si è aggiunta la notevole problematica della dotazione dei dispositivi di protezione individuale. É stato dunque necessario definire un piano di attribuzione dei dispositivi che tenesse conto della valutazione dei rischi, della mansione specifica e della diversa necessità di utilizzo in funzione della singola procedura assistenziale o prestazione sanitaria erogata. E che prevedesse anche una dotazione specifica per le situazioni di emergenza connesse con la presenza di casi sospetti o accertati o con la gestione di link interni o esterni al contesto lavorativo.

L’approccio futuro alla gestione del rischio biologico in relazione al covid-19

Quanto descritto fino a questo punto è stato realizzato senza mai trascurare tutti gli altri elementi della sicurezza che concorrono alla valutazione del rischio e che fanno parte delle attività svolte all’interno di un presidio sanitario ambulatoriale. In merito ad un approccio futuro della valutazione del rischio biologico all’interno di tali attività la figura del RSPP, sempre in stretta collaborazione con tutta la squadra aziendale della sicurezza, dovrà tenere in considerazione gli effetti impliciti lasciati in eredità dalla pandemia di Covid-19, i quali rappresenteranno certamente nel futuro prossimo una parte integrante di cui tener debitamente conto all’interno della valutazione del rischio delle attività svolte, garantendo in questo modo sempre la massima tutela della salute e sicurezza degli utenti e dei lavoratori stessi.

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