INTERVISTA A CURA DEL DOTT. FABRIZIO FORCONI-ORTOPEDICO SPECIALIZZATO IN DIAGNOSI E CHIRURGIA DELLA CAVIGLIA, C.D.C. VILLA STUART SPORT CLINIC, CENTRO MEDICO D’ECCELLENZA FIFA
Risponde l’esperto: il Prof. Victor Valderrabano, Direttore Swiss Ortho Center di Basilea (Svizzera)
Ti occupi di molti calciatori professionisti. Qual è il legame tra un calciatore professionista e l’artrosi della caviglia?
I calciatori professionisti subiscono molte distorsioni con lesioni dei legamenti e difetti cartilaginei della caviglia durante
la loro carriera attiva. Queste articolazioni così sollecitate diventano cronicamente instabili e accumulano danni condrali progressivi tanto da sviluppare, dopo la carriera calcistica, nel corso degli anni, una cosiddetta osteoartrosi post-traumatica della caviglia.
Hai una casistica personale molto estesa di interventi di protesi alla caviglia. Pensi che questo sia un intervento sicuro e consigliabile al pari delle protesi di ginocchio e anca, o dovremmo essere più cauti?
Siamo alla quinta generazione di design protesici della caviglia. L’affidabilità dell’impianto è aumentata significativamente rispetto agli impianti utilizzati fino a 15 anni fa. Il tasso di complicazioni e di revisioni è ormai sufficientemente basso da rendere questo intervento non solo indicato, ma anche consigliabile con ottime speranze di successo per i pazienti affetti da artrosi avanzata di caviglia.
L’artrosi della caviglia consegue spesso a fratture o lesioni dei legamenti, con il rischio di rendere le articolazioni deformate o instabili. In questi casi, sarebbe meglio per il paziente scegliere la fusione della caviglia anziché una protesi che potrebbe rischiare un precoce fallimento?
La fusione della caviglia, o artrodesi, rimane un’opzione in casi selezionati, ma sicuramente l’utilizzo di un’artroplastica
totale con componenti mobili, magari con l’esecuzione di ulteriori gesti chirurgici per bilanciare l’impianto protesico, rappresenta un’ottima alternativa. In questo modo, il paziente può mantenere ancora il normale movimento della sua caviglia e un retropiede stabile e ben allineato. Possiamo impiantare una protesi di caviglia anche nei pazienti con gravi esiti post-traumatici.
Le infiltrazioni di plasma ricco di piastrine, di acido ialuronico o di cellule staminali hanno senso nelle prime fasi
dell’artrosi di caviglia?
Sì. La medicina infiltrativa articolare ha un buon effetto terapeutico soprattutto nello stadio iniziale dell’artrosi. In questo
modo, l’intervento chirurgico può essere posticipato.
Poiché l’artrosi della caviglia è spesso post-traumatica, colpisce spesso pazienti più giovani. Ci sono procedure alternative alle protesi in questi casi, e a che età si inizia a impiantarle?
Si consiglia di evitare l’impianto di una protesi alla caviglia nei pazienti giovani o che svolgono lavori pesanti, poiché potrebbe portare a un’usura prematura dell’impianto. In questi casi, un intervento chirurgico di conservazione articolare con osteotomie intorno alla caviglia e di riparazione selettiva della cartilagine (ad esempio mediante membrane sintetiche) può evitare e posticipare l’impianto di un’artroprotesi totale della caviglia.
La fusione della caviglia, che ora può essere eseguita con sistemi artroscopici entro certi limiti, è ancora un’opzione o è stata completamente sostituita dalle protesi?
Può ancora essere considerata nei casi estremi in cui l’impianto protesico avrebbe un rischio elevato di fallimento.
Dopo l’impianto di una protesi di caviglia, quanto tempo ci vuole al paziente per camminare senza stampelle, e quali attività dovrebbe evitare per prevenire il fallimento dell’impianto?
Il paziente può camminare con l’aiuto di due stampelle il giorno dopo l’intervento, prestando attenzione a non stressare la ferita chirurgica che impiega circa due settimane per guarire completamente. I pazienti possono praticare sport a basso impatto come escursionismo, nuoto, tennis leggero, etc. Sconsigliamo sport ad alto impatto o attività professionali che comportino un carico eccessivo sull’impianto protesico.
Quando può iniziare la fisioterapia post-operatoria, e che tipo di fisioterapia dovrebbe essere implementata?
La fisioterapia può iniziare il giorno dopo l’intervento. Si chiede al paziente di eseguire movimenti attivi della caviglia nella
fase post-operatoria precoce. In assenza di gesti chirurgici complementari, il paziente può camminare subito con carico
completo. La riabilitazione più intensa inizia dopo la guarigione completa della ferita, dopo due o tre settimane dall’impianto. Gli obiettivi della riabilitazione includono il recupero completo dell’articolarità, il recupero della forza e il recupero funzionale e occupazionale.
Quale potrebbe essere la durata media di vita di una protesi di caviglia senza difetti di impianto in un paziente normopeso che non pratica sport o professioni ad alto impatto?
La durata, secondo la più recente letteratura, è dell’80-90% a circa 20 anni, ma dipende dal livello di attività del paziente e
dall’accuratezza dell’impianto. Ciò significa che la durata della protesi totale della caviglia è simile a quella del ginocchio.
Se l’impianto fallisce o si consuma nel tempo, possono essere eseguiti interventi chirurgici di revisione o fusioni articolari con innesti ossei strutturali che sostituiscono la protesi? Questi interventi sono prevedibili in termini di risultati, o c’è un elevato rischio di problemi?
Ci sono certamente interventi chirurgici di revisione, che vanno dalla semplice sostituzione parziale dei componenti protesici (ad esempio, l’inserto di polietilene) alla sostituzione dell’intera protesi e, infine, se non altrimenti possibile, alla trasformazione in una fusione articolare con innesti ossei strutturali per i casi più compromessi.
Cosa possiamo aspettarci nei prossimi anni in termini di nuovi design protesici o sviluppi nelle tecniche di impianto?
Gli studi biomeccanici sui design protesici stanno progredendo, così come gli studi sui materiali. Stiamo avanzando verso
la navigazione basata su TC degli impianti per facilitare l’accuratezza chirurgica e migliorarne la compatibilità con l’anatomia dei nostri pazienti.