Ecco un’analisi critica su come orientarsi in maniera corretta
Il padel nasce in Messico nel 1969: uno sport che ha conquistato in poco tempo professionisti e appassionati oltreconfine ed è oggi praticato in 91 Paesi da oltre 15 milioni di sportivi, supervisionati da 43 federazioni nazionali.
La ragione della sua fortuna risiede nell’intensa attività aerobica con picchi anaerobici, come suo cugino, il tennis, ma con un minor tempo di recupero (ed una differente durata di match e set).
L’altra faccia della medaglia
Preparazione inadeguata e abuso di integratori
Spesso chi si approccia a questo sport non possiede un’adeguata preparazione fisica per far fronte all’importante impegno fisico che ne deriva. Questo causa un abuso di farmaci, anche banalmente analgesici e integratori.
Tutto ciò va spesso di pari passo con un’alimentazione sbilanciata e selettiva a causa della scarsa educazione alimentare e della convinzione – infondata – che specifici cibi possano peggiorare o, all’opposto, migliorare il gesto atletico. Date queste considerazioni e valutata la predisposizione agli infortuni del giocatore di padel, oggi si fa un crescente utilizzo di integratori.
In base ad una indagine del 2018 gli sport drink sono consumati dal 77,7% dei giocatori di padel, mentre il 65,2% sceglie energy drink e il 26,8% decide di optare per una supplementazione proteica.
Ergogenic aid: di cosa parliamo?
Molti integratori utilizzati in ambito sportivo sono in realtà sostanze contenute naturalmente negli alimenti (carboidrati, proteine, aminoacidi, creatina, L-Carnitina, carnosina, lipidi, vitamine, minerali, caffeina, ecc.) commercializzate sotto forma di estratti o sintetizzate ex novo per soddisfare la richiesta di un mercato in crescita.
Non è inusuale che anche senza prescrizione specialistica, infatti, l’atleta amatoriale ricerchi un supporto ergogenico (ergogenic aid) alla prestazione. Con ergogenic aid si intende qualsiasi metodo di allenamento, ausilio meccanico, nutrizionale o farmacologico, o tecnica fisiologica che può aumentare la performance sportiva e/o incrementare gli adattamenti dovuti all’esercizio fisico. Di questi fanno parte i supporti nutrizionali ergogenici (NEA), ovvero quei supplementi assunti oralmente, contenenti un ingrediente che deve complementare la dieta e deve, necessariamente, non arrecare danno.
l NEA consumato dal 21% degli atleti è la caffeina.
Utilizzo di caffeina associato agli infortuni
Contrariamente a quanto può essere intuitivo pensare, l’utilizzo di caffeina è associato ad una maggiore suscettibilità agli infortuni e questo perché espone gli sportivi ad un più lungo tempo di gioco e ad una maggiore intensità, aumentando di conseguenza il traumatismo sull’apparato osteomuscolare.
La caffeina è infatti in grado di ridurre l’errore e il tempo di reazione, nonché la fatica, diminuendo la percezione dello sforzo e aumentando l’euforia. Questo effetto si apprezza per apporti pari a 6 mg/kg di composto, da consumarsi 30 minuti prima dell’esercizio.
L’evidente differenza rispetto agli apporti ottenuti attraverso gli alimenti d’uso comune non sta nella molecola di base, ma nei dosaggi utilizzati: delle vere e proprie “megadosi”, sulla cui eticità e innocuità a lungo termine esistono pareri discordanti.
Facciamo un esempio e consideriamo un giocatore di 70 kg. Per un effetto ergogenico l’apporto di caffeina dovrebbe essere pari a 420 mg, che corrisponde a quello contenuto in 4,6 caffè americani da 200 ml, 5,25 bevande energetiche in lattina da 250 ml o caffè espresso da 60 ml, 8,4 tazze di tè da 220 ml (valori medi). Quantitativi piuttosto estremi, insomma.
A ben vedere però, con ausili ergogenici o meno, nessun tipo di bevanda potrà mai rimpiazzare un’alimentazione sana e bilanciata, che rimane il vero segreto per lo sportivo, amatoriale o professionista: è sempre lo stile di vita nel suo complesso a fare la differenza.