Indicazione all’uso degli ultrasuoni a bassa frequenza nelle fratture da stress

Ultimo aggiornamento il 3 Ottobre 2022
Atleti in corsa

Utilizzo di Osteotron nel trattamento di atleti affetti da fratture da stress

della Prof.ssa Silvana Giannini

L’utilizzo degli ultrasuoni a bassa frequenza è ben noto per l’ottima validità nel trattamento delle pseudoartrosi. In particolare, esistono numerosi lavori sulla qualità del neo-osso formatosi dallo stimolo degli ultrasuoni a bassa frequenza, atti a determinare una rete di collagene con un ottimo effetto funzionale alla ristrutturazione del nuovo osso riparativo.

È stata evidenziata – con studi sotto carico e stress funzionale – una buona qualità dell’osso, resistente alle sollecitazioni meccaniche. Nei diversi lavori non è ancora chiaro il meccanismo che induce la guarigione. Molti autori, soprattutto giapponesi, concordano che il micro-stress indotto dagli ultrasuoni a bassa frequenza induce uno stimolo importante all’ossificazione encondrale.

Nella nostra esperienza clinica, tra i diversi strumenti di ultrasuoni a bassa frequenza abbiamo scelto l’Osteotron IV per la facilità di utilizzo e la possibilità di scegliere la frequenza più idonea al trattamento giornaliero di venti minuti. Abbiamo trattato con questa metodica atleti amatoriali e professionisti affetti da fratture da stress in cui si è evitata la terapia chirurgica, eccessivamente invasiva per il danno osseo evidenziato, optando per il trattamento conservativo.

La scelta di utilizzare gli ultrasuoni a bassa frequenza ci permette di accelerare i tempi di guarigione, ottenendo una struttura ossea funzionale e ben rispondente allo stress meccanico indotto dall’attività sportiva. Infatti, con questo strumento possiamo sfruttare la stimolazione della rigenerazione ossea, la stimolazione degli osteoblasti e la neovascolarizzazione indotta dal meccanismo di trasmissione degli ultrasuoni, con un’elevata possibilità di totale risoluzione delle fratture da stress.

Abbiamo trattato fratture da stress della tibia, del II e III metatarso, dei cuneiformi per fratture da fatica in lesione della Lisfranc e/o da lesione capsulo legamentosa della caviglia che induceva un sovraccarico funzionale sulla regione della Lisfranc. Abbiamo trattato fratture da stress del sacro in maratoneta.

La valutazione dei pazienti si avvale di uno studio con risonanza magnetica che consente di evidenziare l’edema doloroso delle fratture da fatica, diagnosi spesso non evidenziabile nella proiezione radiografica tradizionale. Abbiamo trattato pazienti affetti da fratture da stress di I/IV grado per 3-4 settimane con totale risoluzione del danno osseo.

In tutti i pazienti selezionati per il trattamento con Osteotron IV abbiamo eseguito un puntamento radiologico, per avere la certezza di centrare perfettamente la sede della lesione. Il radiologo deve concordare con il paziente la posizione che va mantenuta per tutti i venti minuti del trattamento, sicuramente comoda, ma che consenta di ottenere la massima efficacia del trattamento.

Caso clinico

Atleta amatoriale di sesso femminile, maratoneta di alto livello che lamenta importante disturbo nella corsa e nella vita quotidiana per persistente deficit funzionale da lombalgia, prevalente a destra. A una RM del rachide lombosacrale abbiamo individuato un’alterata intensità di segnale del I, II e III emisoma destro sacrale da frattura da fatica.

Fig.1a. Sequenza T1 pesata. A destra in sede sacrale si evidenzia
estesa, omogenea ipointensità sul versante iliaco.
Fig.1a. Sequenza T1 pesata. A destra in sede sacrale si evidenzia
estesa, omogenea ipointensità sul versante iliaco.
Fig 1b. Sequenza T2 pesata nel piano coronale. Si documenta
linea ipointensa longitudinale nel contesto di un’area di
iperintensità edematosa. Non compromissione dell’ala iliaca.
Fig 1b. Sequenza T2 pesata nel piano coronale. Si documenta
linea ipointensa longitudinale nel contesto di un’area di
iperintensità edematosa. Non compromissione dell’ala iliaca.
Fig.2. Rx bacino in decubito prono. Posizionamento sotto guida
radioscopica del repere metallico a livello dell’area fratturativa
del sacro.
Fig.2. Rx bacino in decubito prono. Posizionamento sotto guida
radioscopica del repere metallico a livello dell’area fratturativa
del sacro.

Abbiamo eseguito il puntamento in posizione prona con arti inferiori in posizione indifferente, centrando con il repere metallico la sede della lesione.

La posizione del repere viene scelta considerando che l’effetto della terapia a ultrasuoni pulsati ha efficacia per 3 cm di ampiezza e 3 cm di profondità.

Il trattamento è stato protratto per 4 settimane ed è stato eseguito un controllo RM che ha evidenziato una quasi completa risoluzione della componente edematosa.

La paziente riferiva una totale scomparsa della sintomatologia dolorosa.

Fig.3a. RM piano coronale T1 pesata. Ridotta rappresentazione
dell’area ipointensa e della rima di discontinuità.
Fig.3a. RM piano coronale T1 pesata. Ridotta rappresentazione
dell’area ipointensa e della rima di discontinuità.
Fig3b. RM piano coronale T2 pesata. Residua distrettuale area
di media iperintensità di segnale da edema residuo. Quasi
completamente scomparsa la linea ipointensa fratturativa.
Fig3b. RM piano coronale T2 pesata. Residua distrettuale area
di media iperintensità di segnale da edema residuo. Quasi
completamente scomparsa la linea ipointensa fratturativa.

Conclusioni

L’utilizzo della terapia di ultrasuoni a bassa frequenza nelle fratture da stress continuativo ha una giusta indicazione, in quanto riduce rapidamente la sintomatologia dolorosa, l’edema intraspongioso e porta ad una funzionale e buona ristrutturazione della componente ossea danneggiata. Il meccanismo riparativo produce una struttura ossea che supporta lo stress meccanico ed è in grado di rispondere allo stress funzionale nell’attività sportiva. Questo trattamento accelera la riparazione ossea, riducendo i tempi di ritorno dell’atleta all’attività sportiva.

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