Per la correzione delle deformità ossee il Professor Kirienko declina i vantaggi del Metodo Ilizarov
Continuano le interviste rilasciate dal Professor Alexander Kirienko a Dossier Salute. Questa volta l’intervento si concentra sul trattamento delle deformità ossee, ulteriore campo di applicazione del Metodo Ilizarov, la metodica di allungamento progressivo delle ossa praticata dal Chirurgo. Il Dottor Kirienko è uno dei massimi esperti di questa tecnica e ha registrato ottimi risultati come Top Specialist in Diagnosi e Chirurgia ortopedica presso il Centro Medico di Eccellenza FIFA e FIMS c/o la Casa di Cura Villa Stuart di Roma – Top Physio Balduina.
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Cosa sono e come trattare le deformità ossee
Le deformità ossee sono delle alterazioni complesse della normale struttura scheletrica legate al modo in cui i segmenti ossei si sviluppano, si accrescono e si rimodellano nel corso del tempo. Le deformitàscheletriche si manifestano per svariate ragioni:
- possono essere geneticamente determinate e presentarsi alla nascita (deformità congenite) oppure verificarsi durante l’infanzia, e comprendono acondroplasia o altre forme di nanismo dovute ad anomalie del codice genetico, rachitismo vitamina D-resistente, ecc.;
- possono essere secondarie a fratture ossee post-traumatiche avvenute in epoca precoce, a cui non è seguito un corretto processo di guarigione.
Tutto il corpo può apparire interessato da questo tipo di deformità (anche lo scheletro assile, ovvero lo scheletro del cranio e delle ossa associate, della colonna vertebrale, delle coste e dello sterno), ma i casi più frequenti di deformità riguardano lo scheletro appendicolare (l’arto superiore, l’arto inferiore e i piedi).
I consigli pratici per la correzione delle deformità ossee
Durante l’intervista il Dottor Kirienko spiega con parole semplici in cosa consiste il Metodo Ilizarov e come il genitore deve essere parte attiva del percorso di cura. La gestione quotidiana del fissatore osseo previsto dalla metodica è essenziale per migliorare il quadro ortopedico iniziale, soprattutto considerando che la terapia, non iniziata prima dei 5-6 anni di età del piccolo paziente, si protrarrà per diversi mesi.
Fondamentali si riveleranno i controlli periodici per verificare il corretto andamento dell’intervento.