Il Dott. Fabrizio Forconi torna a Elisir per parlare di alluce valgo. Nella puntata dello scorso 16 ottobre, nel celebre programma di Rai Tre dedicato alla medicina, ha approfondito evoluzione e trattamento dell’alluce valgo, una patologia che colpisce un considerevole percentuale di persone adulte.
Il Dott. Forconi è Ortopedico specialista in Diagnosi e Chirurgia di piede e caviglia presso la casa di Casa di Cura Villa Stuart, Centro Medico di Eccellenza FIFA e Fims.
L’alluce valgo è una deformità dell’alluce che peggiora gradualmente nel tempo. È caratterizzato da una deviazione laterale dell’alluce verso le altre dita. Questa deviazione causa una compressione delle altre dita contro la tomaia della scarpa creando punti di pressione che, col passare del tempo, possono diventare dolorosi e aggravare la condizione. L’altro punto tipico di dolore di chi soffre di alluce valgo è quello della c.d. cipolla che altro non è se non la parte articolare interna del nostro alluce, cioè la testa del metatarso che spinge verso la tomaia della calzatura causando infiammazioni e borsite.
Perché si sviluppa l’alluce valgo?
Il fattore più significativo nello sviluppo dell’alluce valgo è la predisposizione genetica: se si ha una storia familiare di questo tipo ci sono maggiori probabilità di svilupparla e c’è poco che si possa fare per prevenirla. Tuttavia, ci sono cause esterne che possono esacerbare la condizione. Le calzature sono uno dei fattori più critici: scarpe con punta stretta o tacchi eccessivamente alti possono contribuire in maniera significativa all’evoluzione dell’alluce valgo. Molteplici studi biomeccanici hanno dimostrato che tacchi superiore ai 5 o 6 cm, anche senza una tomaia particolarmente stretta, inducono la deformità.
Oltre alle calzature inadeguate, altri fattori che possono contribuire allo sviluppo dell’alluce valgo sono i piedi piatti in quanto l’appoggio alterato del retropiede esercita una pressione eccessiva sull’alluce, spingendolo verso l’esterno. Altre cause segnalate dal dott. Forconi sono anche l’iper-elasticità dell’ articolazione, il sovrappeso, perché aumenta il carico sul piede , e alcune condizioni come l‘artrite reumatoide.
Riconoscere i sintomi
Si potrebbe supporre che il dolore dell’alluce valgo sia immediato e intenso, in realtà la condizione spesso si sviluppa lentamente e senza disagio significativo. “Non è insolito vedere pazienti con deformità avanzate che non hanno ancora sperimentato un dolore sostanziale”, spiega il Dott. Forconi. Il dolore tende a comparire quando l’alluce inizia a creare punti di pressione all’interno delle scarpe o quando la sporgenza ossea sul lato dell’alluce si infiamma.
È interessante notare che alcune persone, anche quelli con una deformità avanzata, riescono a evitare dolori troppo intensi proprio perché alla comparsa della problematica rinunciano a indossare scarpe inappropriate. Questo, tuttavia, non impedisce alla deformità di progredire. In circa l’85% dei casi poi, l‘alluce valgo colpisce entrambi i piedi, complicando ulteriormente la mobilità e il comfort man mano che la condizione peggiora.
Diagnosi precoce e strategie di prevenzione
La buona notizia è che l’alluce valgo è relativamente facile da diagnosticare. Una semplice ispezione visiva può rivelare la deviazione laterale dell’alluce. È questo il momento in cui è consigliabile consultare uno specialista: una valutazione più approfondita non solo confermerà la presenza della deformità, ma identificherà anche eventuali concause, come piedi piatti o problemi di pronazione.
Una potenziale misura preventiva prevede l’uso di plantari. Sebbene questi dispositivi non correggano la deformità, possono migliorare l’allineamento del piede, alleviare la pressione sull’alluce e ridurre il dolore nell’area del metatarso, un sintomo precoce comune. “Il plantare non raddrizzerà l’alluce, ma aiuterà a distribuire il peso in modo più uniforme, il che può alleviare parte del dolore causato dall’alluce valgo”, osserva il dott. Forconi.
Opzioni di trattamento: conservativo e chirurgico
Una volta identificato il problema le soluzioni non sono innumerevoli. Il trattamento conservativo è finalizzato a correggere o limitare i sintomi mentre, molto difficilmente, potrà rallentare la progressione della deformità. L’unica soluzione definitiva è quindi il riallineamento chirurgico delle ossa.
Esistono due approcci chirurgici principali: la chirurgia a cielo aperto e le tecniche minimamente invasive. La scelta del metodo dipende dalla gravità della condizione e dalle valutazioni del chirurgo. Sicuramente la chirurgia minimamente invasiva, spiega il dott. Forconi, tende a causare meno dolore post-operatorio e tempi di recupero più rapidi, sebbene entrambi i metodi siano scientificamente validi. Le cure post-operatorie in genere comportano la gestione del dolore per quattro o cinque giorni con analgesici.