Dolore cronico cervicale e problemi psicologici

Ultimo aggiornamento il 20 Gennaio 2023
dolore cronico cervicale

DOTT. GIANMARIA PALUMBO – PSICOTERAPEUTA COGNITIVO COMPORTAMENTALE, PSICOLOGO DELLO SPORTE DEL BENESSERE NEL CORSO DI VITA

Il dolore cronico non è soltanto una questione medica, la psicologia può spiegare molto.
Può interessare diverse parti del corpo. Il tipo più frequente, però, risulta essere il mal di schiena e la cervicale che coinvolge circa la metà di coloro che soffrono di dolore cronico. Le spalle, il collo e la schiena rappresentano il nostro sostegno.
Il tratto cervicale, oltre a sostenere il capo, supporta anche la coscienza e tutto il peso della testa appoggia in questo punto sulla colonna vertebrale. Sostiene i nostri pensieri, l’impegno mentale, le paure e le preoccupazioni.
Anche se in molti casi il dolore cronico può essere causato da posture scorrette, sedentarietà, traumi al collo o altro, spesso riflette una manifestazione psicosomatica. Frequentemente è riconducibile a stati emotivi di forte stress e ansia. In effetti, molte persone soffrono di dolore cronico legato alla regione cervicale che spesso si acutizza quando sono maggiormente sovraccarivate dalle responsabilità della vita quotidiana o comunque sono sottoposte ad affaticamento e stress.

Nel 1986 l’Associazione Internazionale per lo Studio del Dolore (IASP) ha definito il dolore come: “Un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole […]. È un’esperienza individuale e soggettiva […]”.

Il paziente affetto da dolore cronico può soffrire di problemi psicologici quali:

  • alimentazione inadeguata
  • disagio psico-sociale
  • disturbi del sonno
  • emarginazione sociale
  • problemi coniugali
  • frequentemente sono co-presenti ansia, paura e depressione.

In numerose ricerche, tra cui uno studio condotto nel 1993 da Magni e collaboratori è emersa una stretta relazione tra il dolore cronico e l’insorgere della depressione.
In particolare, queste persone presentano una probabilità tre volte maggiore di sviluppare depressione rispetto ai soggetti che non soffrono di dolore. Gli studi di Breivik et al., Melotti et al. e Apolone et al. riportano che, in Italia, un cittadino su quattro soffre di dolore cronico, con una durata media di sette anni. Ricerche recenti testimoniano una incidenza per i dolori cervicali che oscilla tra il 15% e il 44% della popolazione. È stato rilevato un rischio di circa tre volte maggiore per il dolore cronico nel tratto cervicale per coloro che vivono in un ambiente di lavoro “povero” rispetto a coloro che sperimentano un “buon” ambiente di lavoro psicologico. Ne consegue, a rigor di logica, che la riduzione dello stress sia di fondamentale importanza nella gestione del dolore cronico poiché la sollecitazione frequente giornaliera della risposta del sistema nervoso autonomo di lotta o fuga può aumentare inconsapevolmente la tensione muscolare, soprattutto del tratto cervicale. Non a caso, la terapia più efficace è basata su un approccio multidisciplinare che abbia come macro obiettivo il miglioramento della qualità di vita.

Si ritiene essenziale una prospettiva sistemica capace di integrare, in base alle specifiche situazioni e laddove possibile, i trattamenti farmacologici, i trattamenti psicofisiologici e gli interventi psicosociali. Un protocollo di trattamento combinato di tipo medico, fisioterapico e psicoterapico con metodologia biofeedback o MBSR (Mindfulness based stress reduction) ad esempio, può produrre notevoli miglioramenti.
Il modello bio-psico-sociale ci ricorda che ogni individuo vivente è un sistema e allo stesso tempo un sottosistema. Un cambiamento in un’area o settore avrà inevitabilmente degli effetti su altri sistemi collegati.

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