DOTT. MATTEO TURCHETTA – MEDICO CHIRURGO FISIOTERAPIA-RIABILITAZIONE
Il muscolo è il motore che guida l’unità muscolo-tendineo-osso, consentendo il movimento e la locomozione. La localizzazione della lesione di questa unità, a seguito di un trauma, varia a seconda dell’età e si verifica principalmente:
⁜ nella giunzione miotendinea (MTJ) nei giovani adulti;
⁜ nel tendine nei soggetti anziani con degenerazione preesistente.
Lo stiramento muscolare e la contusione
Lo stiramento muscolare è la lesione del muscolo più comunemente osservata e si localizza alla giunzione miotendinea, che ha una capacità limitata di tollerare le forze generate durante l’eccitazione e la contrazione eccentrica.
Il rischio di stiramento è più elevato nei muscoli di grandi dimensioni che attraversano due articolazioni:
⁜ quelli che contengono un’elevata proporzione di fibre muscolari di tipo 2;
⁜ quelli che presentano un’architettura pennata.
La contusione muscolare causata da un colpo diretto al muscolo causa una miscela di ematomi focali e di emorragie interstiziali nel sito di impatto di intensità di segnale variabile alla risonanza magnetica a seconda dello stadio di degradazione. La differenziazione dalla neoplasia può essere difficile in pazienti che non hanno una chiara anamnesi di lesione. Si raccomanda di seguire la lesione per documentarne la risoluzione temporale.
Sindrome compartimentale acuta
Gli involucri muscolari sono costituiti da tessuto connettivo di supporto: organizzano e proteggono il tessuto muscolare, limitandone tuttavia la capacità di espansione. Gli involucri fasciali formano compartimenti muscolari confinati che possono essere danneggiati se la pressione all’interno del compartimento si alza. La sindrome compartimentale acuta dopo un trauma è poco frequente ed il muscolo può diventare necrotico se la condizione non viene trattata tempestivamente.
Il ruolo della diagnostica nella diagnosi
La diagnostica per immagini può avere un ruolo nella diagnosi della sindrome compartimentale cronica da sforzo. Recentemente, sono stati sviluppati diversi sistemi di classificazione completi per le lesioni muscolari negli atleti che incorporano la valutazione della risonanza magnetica per quanto riguarda le dimensioni, la morfologia e la localizzazione precisa della lesione. I risultati preliminari suggeriscono che questi sistemi di classificazione più complessi permettono una prognosi più accurata per valutare la ripresa dell’attività sportiva per l’atleta rispetto al più semplice sistema di classificazione a tre gradi tipicamente utilizzato dai radiologi.
Sistemi di classificazione delle lesioni I
I primi sistemi di classificazione delle lesioni muscolari erano basati esclusivamente su criteri clinici e dividevano le lesioni muscolari in tre gradi. L’avvento degli ultrasuoni e della risonanza magnetica ha permesso una valutazione oggettiva supplementare dell’entità, dell’estensione e della localizzazione precisa della lesione. I sistemi di classificazione delle lesioni muscolari sono stati inizialmente sviluppati negli Stati Uniti, utilizzando percentuali di coinvolgimento piuttosto variabili per decidere il grado di lesione. Un sistema di classificazione statunitense molto diffuso classificava le lesioni in:
⁜ grado 1 quelle che coinvolgono meno del 20% del muscolo;
⁜ grado 2 quelle che ne coinvolgono il 20%-50%;
⁜ grado 3 quelle che ne coinvolgono più del 50%.
Alcuni autori hanno suggerito che qualsiasi lacuna piena di liquido nel muscolo rifletta una lesione di grado 2, indipendentemente dalla percentuale di coinvolgimento, in quanto indica una lacerazione macroscopica. Il riconoscimento di lesioni sintomatiche, prive di reperti di imaging oggettivi, ha portato all’aggiunta di una categoria di grado 0.
I primi sistemi di classificazione delle immagini di risonanza magnetica si basavano sul modello delle alterazioni dell’intensità del segnale muscolare e dividevano le lesioni in tre gradi:
⁜ grado 1 quelle che mostrano solo edema;
⁜ grado 2 quelle che mostrano distorsioni architettoniche con emorragia intramuscolare e lacune nel tessuto;
⁜ grado 3 quelle che denotano la completa rottura della MTJ.
Successivamente, è stata aggiunta una categoria di grado 0 per le lesioni sintomatiche senza reperti di risonanza magnetica.
Purtroppo, questi primi sistemi di classificazione in tre o quattro parti non sono sufficientemente precisi e non hanno valore prognostico, in quanto le lesioni di varie cause e di diverse fisiopatologie vengono raggruppate senza che si ponga sufficiente enfasi sul meccanismo sottostante e sulla localizzazione precisa del danno strutturale. Di recente, sono stati proposti numerosi sistemi di classificazione per le lesioni per fornire una maggiore precisione e una prognosi più accurata.
La classificazione di Monaco di Baviera e le applicazioni in campo sportivo
Nel 2012, la classificazione delle lesioni muscolari di Monaco di Baviera è stata sviluppata da 15 esperti internazionali di lesioni sportive sulla base della loro esperienza combinata con oltre 400 lesioni alla coscia in atleti professionisti.
Il sistema di Monaco separa le lesioni muscolari in tre categorie:
⁜ disturbi funzionali;
⁜ stiramenti;
⁜ contusioni.
L’introduzione nel sistema di Monaco di diversi disturbi funzionali del muscolo si è rivelata problematica, in quanto questi mancano di definizioni rigorose o di correlazioni di imaging.
La Società Italiana dei Muscoli, Legamenti e Tendini (ISMuL) si è dimostrata problematica in quanto, nonostante la somiglianza con il sistema di Monaco, comprende tuttavia una descrizione longitudinale della deformazione, separando il coinvolgimento del muscolo prossimale, medio o distale. Questa separazione si basa sull’osservazione che le lesioni prossimali a muscoli come gli hamstring e i quadricipiti impiegano più tempo a guarire, mentre in altri muscoli, come il tricipite, la guarigione è più prolungata se la lesione è distale.
La classificazione delle lesioni muscolari dell’atletica britannica si concentra sullo sforzo e lo suddivide in cinque gradi di gravità: dal grado 0 (risonanza magnetica negativa) al grado 4 (lacerazione completa), sulla base di una valutazione clinica, del referto della risonanza magnetica dell’area della sezione trasversale e della lunghezza della lesione.
La squadra di calcio del Barcellona e i medici Aspetar hanno sviluppato la classificazione MLG-R che divide le lesioni in dirette e indirette. Le lesioni dirette vengono sottoclassificate in tre gradi in base alla localizzazione longitudinale (simile a quella dell’ISMuLT), mentre le indirette in base alla lesione del tendine. I primi studi che valutano l’utilità di questi sistemi completi suggeriscono che le classificazioni che incorporano il meccanismo, la valutazione clinica e i risultati di imaging, che riflettono la precisa estensione della lesione, migliorano l’accuratezza prognostica.