Soluzione al dolore e alla rigidità
del Prof. Attilio Santucci
L’artroprotesi d’anca è un dispositivo artificiale che sostituisce le parti dell’anca irrimediabilmente compromesse. Viene impiantato nelle due ossa – femore da un lato e acetabolo dall’altro – formando così una neo-articolazione dell’anca, che consente nuovamente una regolare funzione di carico e di movimento. Sia la protesi femorale che quella acetabolare sono costituite da una componente metallica che ha funzione di tenuta, come un impianto dentario.
La protesi che viene inserita nel femore è a forma di fittone o stelo, invece quella che si incastra nell’acetabolo è a forma di emisfera o cupola. Ognuna di esse ha una seconda componente di ceramica, polietilene o metallo, che si inserisce sulla prima fungendo da “vera” articolazione artificiale e consentendo il movimento, proprio come la corona sull’impianto dentario.
Avendo come scopo quello di ricostruire al meglio la geometria articolare dell’anca, gli impianti vengono scelti in base alle caratteristiche del paziente. Le protesi utilizzate sono in titanio poroso che, grazie alle sue eccellenti caratteristiche di biocompatibilità, consente un’ottimale osteointegrazione dell’impianto. Per accelerare questo fondamentale processo, le componenti impiegate sono rivestite di idrossiapatite, una ceramica bioattiva con elevate capacità osteoinduttive e osteoconduttive.
Il disegno protesico viene scelto in base alla qualità dell’osso del paziente e alla via d’accesso utilizzata. Per garantire una maggior durata nel tempo degli impianti, in tutti i pazienti viene utilizzato un accoppiamento articolare in ceramica Delta, caratterizzato da ottime caratteristiche tribologiche che ne garantiscono una elevatissima resistenza all’usura.
Quando è necessaria una protesi dell’anca
L’indicazione per la chirurgia viene data sulla base del dolore che avverte il paziente e della sua disabilità, non sull’età. Ci sono diversi motivi per cui il medico può raccomandare un intervento chirurgico di protesi di anca. Esso trova indicazione in diverse forme di artropatia cronica ad andamento evolutivo, sulla base della gravità clinica e radiografica.
Le cause più frequenti che richiedono l’intervento di artroprotesi dell’anca sono l’artrosi, le fratture, o le conseguenze di fratture curate ma non guarite come l’artrosi post-traumatica. Cause meno frequenti sono la necrosi avascolare della testa femorale, le malattie reumatiche come artrite reumatoide o artriti siero-negative, infine l’artrosi secondaria a lussazione congenita dell’anca o epifisiolisi. Ad esclusione delle fratture, l’intervento chirurgico è comunque raccomandato nel caso in cui una delle suddette patologie si manifesti con grave dolore o rigidità che limita le attività quotidiane come camminare, guidare, vestirsi, alzarsi o sedersi.
Come funziona l’intervento di protesi dell’anca
L’intervento di artroprotesi dell’anca consiste nella rimozione della parte malata e deformata del femore, cioè la testa e una parte del collo, e dell’acetabolo, la cavità dove si trova la testa femorale e dove avviene il movimento dell’anca. Le parti rimosse vengono sostituite con la protesi per il femore e quella per l’acetabolo, in modo da ripristinare una normale funzione di sostegno del corpo e di movimento.
La tenuta o stabilità della protesi dell’anca è inizialmente garantita dall’incastro meccanico delle due componenti nell’osso. Questo reagisce tappezzando con una neoformazione ossea la superficie della protesi, che viene così “accettata” o osteo-integrata. Questo processo richiede diversi mesi, durante i quali non è consigliabile sottoporre la protesi alle massime sollecitazioni. Nel caso in cui la scarsa qualità dell’osso non lo permetta, ci si avvale dell’utilizzo di cemento chirurgico.
I capi articolari vengono poi ricostituiti applicando un inserto all’interno della coppa acetabolare ed una testina sullo stelo femorale. I materiali utilizzati per queste componenti sono diversi: gli accoppiamenti utilizzati sono ceramica-ceramica, metallo-polietilene o ceramicapolietilene. La scelta varia a seconda dell’età e della richiesta funzionale del paziente. Al termine, i tessuti vengono accuratamente reinseriti al fine di rendere più stabile la protesi con minori rischi di lussazione e possibilità di iniziare a deambulare precocemente, a partire già dal giorno dopo l’intervento.
A seconda dell’età e della corporatura del paziente viene scelto l’approccio chirurgico meno invasivo, per diminuire l’incidenza di eventuali complicanze o la necessità di trasfusioni. Il dolore post-operatorio, variabile da paziente a paziente, viene avvertito soprattutto nei primi 3-4 giorni.
Riabilitazione dopo la protesi d’anca: tempi e modalità di recupero
Un tempo, dopo l’intervento chirurgico di protesi dell’anca i pazienti erano costretti all’immobilità a letto, per diverse decine di giorni. Oggi invece, grazie alle attuali tecniche chirurgiche mini invasive e alle nuove protesi, essi possono riprendere a muoversi concludendo il ricovero dopo 6-8 giorni.
Successivamente è fondamentale eseguire un programma di riabilitazione finalizzato a ridurre i tempi di recupero e a migliorare i risultati. Esso consiste nel mettersi in piedi e camminare con il supporto di ausili specifici e dei fisioterapisti, come detto già a partire dal primo giorno dopo l’intervento, eseguendo esercizi finalizzati al recupero della forza muscolare e del movimento.
Si fanno parallelamente delle applicazioni di terapia fisica con appositi strumenti per ridurre in tempi brevi il gonfiore e l’ematoma. Si passa quindi alla riabilitazione in palestra e dopo la rimozione dei punti, a quella in piscina. Il paziente deve far uso delle stampelle, con opportuna cautela, per circa 4-6 settimane, durante le quali guarirà la ferita ed i tessuti torneranno alla normalità.
Fintanto che la deambulazione è ridotta vanno praticate delle iniezioni di anticoagulante (ad es. l’eparina) per evitare che si formino eventuali trombi nelle gambe. Se il paziente si attiene con scrupolo agli esercizi di riabilitazione e non forza i tempi, il recupero totale e la ripresa delle normali attività avviene dopo 45-60 giorni. Tra le normali attività è inclusa anche la pratica di alcuni sport, quelli in cui non sono previsti movimenti bruschi e urti da contatto.
I movimenti e i gesti da evitare
Il periodo post-operatorio è delicato: per recuperare al meglio bisogna curare ogni dettaglio. In particolare, per i primi 45-60 giorni vanno evitati movimenti bruschi e posizioni estreme come flessioni dell’anca oltre i 90°, rotazioni, sedie troppo basse. Bisogna inoltre evitare di pressare la ferita, per esempio dormendo sul lato operato.
La durata di una protesi
Secondo le statistiche mondiali attuali, più del 90% delle protesi d’anca durano tra i 20 e i 25 anni, tuttavia l’obiettivo è chiaramente che durino tutta la vita. Non esistono limitazioni assolute di età o peso per la chirurgia di protesi, ma un peso eccessivo può contribuire negativamente alla sua longevità. Nel caso una protesi fallisca per l’usura dovrà essere sostituita. L’intervento necessario, detto di revisione della protesi di anca, è sicuramente più complesso rispetto all’intervento di primo impianto.
La maggior parte dei pazienti che si sottopone a protesi totale dell’anca è di età compresa tra i 50 e gli 80 anni. Tuttavia, nei casi in cui le limitazioni funzionali fossero tali da abbassare sensibilmente la qualità della vita, l’intervento è stato eseguito con successo a tutte le età: dal giovane diciottenne con artrite giovanile, al novantenne con artrosi degenerativa. Eccetto nel caso di frattura scomposta del collo femore l’intervento non è urgente. Ciò nonostante, è sconsigliato sopportare dolore e disagi rimandandolo per molto tempo.
Risultati
La prima protesi d’anca è stata applicata negli anni ’60. In questi anni, la tecnica è migliorata a vista d’occhio e i benefici di cui godono i pazienti sottoposti all’operazione sono sensazionali, finendo per considerare la protesi dell’anca “l’intervento del secolo”. Nel mondo si impiantano un milione e mezzo di protesi d’anca ogni anno, con l’Italia ai primi posti in Europa.
Dopo la riabilitazione il paziente può tornare a condurre una vita normale, di ottima qualità: più del 90% delle persone sottoposte ad intervento di protesi d’anca ha verificato una notevole riduzione del dolore e un significativo miglioramento della capacità di eseguire attività comuni della vita quotidiana.