DOTT.SSA SIMONA CERULLI – MEDICO CHIRURGO SPECIALISTA IN MEDICINA FISICA E RIABILITAZIONE -FONDAZIONE POLICLINICO UNIVERSITARIO AGOSTINO GEMELLI
Nella consueta pratica ambulatoriale almeno il 70% dei pazienti afferenti soffre di mal di schiena e almeno la metà di questi di cervicalgia. Nel linguaggio comune del paziente, la cosiddetta cervicale.
Cos’è realmente la cervicalgia? Di fatto è un dolore al tratto cervicale della colonna, per intendersi il collo. Il tratto cervicale è costituito di sette vertebre e si occupa, oltre che di proteggere il midollo spinale nella sua parte più delicata (come peraltro il resto della colonna), anche di modulare i movimenti prevalenti di flessione ed estensione, inclinazione laterale ed infine di rotazione.
Cervicalgia: cause e percorso diagnostico
Le cause che possono portare a cervicalgie possono essere molto varie, provenendo sia dalla colonna stessa (primarie) che da altri distretti come la testa, la articolazione temporo-mandibolare (secondarie).
Le più frequenti sono:
⁜ artrosi
⁜ discopatia (ernie o protrusioni)
⁜ sindromi faccettali
⁜ colpi di frusta (traumi distrattivi)
⁜ contratture muscolari dovute a erronee abitudini posturali (scrivania, cellulare, auto, letto, attività fisica).
Le cervicalgie secondarie invece possono essere provocate da:
⁜ cefalea tensiva
⁜ otoliti
⁜ disfunzioni della articolazione temporo-mandibolare
⁜ problematiche vascolari
⁜ tumori.
In primo luogo, ciò che è più importante è, come sempre, porre una diagnosi. Processo che:
⁜ parte dalla raccolta della storia del paziente, in cui ci viene raccontato quando compare il dolore, quanto sia invalidante, la durata e se si risolve con farmaci (anamnesi)
⁜ passa per l’esame obiettivo, ovvero la visita da parte del medico che tende a valutare i punti dolenti, le contratture, la mobilità articolare e la validità dei riflessi osteotendinei (importanti indicatori del buon funzionamento del sistema nervoso)
⁜ arriva alla richiesta di un esame strumentale, come radiografia o risonanza magnetica.
Il dolore è quasi sempre il motivo principale che conduce il paziente dal medico. Ed ovviamente è diverso a seconda della causa che sottende ad esso.
Sarà un dolore che compare prevalentemente al mattino, o all’inizio del movimento, con rigidità e riduzione dello stesso quando la causa è artrosica, meccanica. Sarà un dolore urente (che brucia), indipendente dal movimento ma che aumenta con esso e non subordinato a momenti specifici nel corso della giornata che peggiora durante la notte. Un dolore che si irradia anche al braccio come se fosse una corda che tira e che si accompagna a formicolio (sembra che il braccio si addormenti) e, nei casi più gravi, anche a perdita di forza, quando la causa è discale (ernia o protrusione).
Sarà un dolore accompagnato da una limitazione funzionale in un movimento in particolare (inclinare la testa, girare la testa), prevalentemente unilaterale, ma che con il calore si risolve, quando la causa è una contrattura.
Spesso è un insieme di tutte queste varianti. In questo caso la diagnosi differenziale è fondamentale.
Come curare la cervicalgia: il trattamento conservativo
Una volta posta la diagnosi, gli approcci che possono essere intrapresi sono due:
⁜ conservativo
⁜ chirurgico.
Argomento di questo intervento è la strada conservativa che, come evidente, tende a conservare la struttura senza eventi invasivi dall’esterno.
La strada conservativa tende ad impostare una terapia medica che si basa inizialmente sul sintomo dolore che sia da contrattura (FANS e decontratturanti), da infiammazione (FANS) o neuropatico, ovvero da coinvolgimento del sistema nervoso (FANS, cortisone in primis, neurotropici, ecc.).
È importante ridurre la quota di dolore, anche se non così invalidante, perché il dolore di per sé porta ad atteggiamenti antalgici (ovvero di riduzione dello stesso) che saranno poi complessi da risolvere in un secondo momento.
La terapia medica può essere gestita in varie modalità:
⁜ attraverso una terapia somministrata al paziente e da lui stesso gestita (per via orale, transdermica o intramuscolo)
⁜ attraverso delle infiltrazioni articolari (faccette articolari) o periradicolari (in prossimità delle radici nervose), che
sono normalmente eseguite da un medico anestesista o radiologo interventista
⁜ attraverso delle piccole iniezioni locali intradermiche (mesoterapia).
All’approccio prevalentemente medico farmacologico si accompagna quello prettamente riabilitativo e fisioterapico.