Autori: Dott.ssa Rossana Cuscito, Dott. Matteo Tamburlani, stud. Edoardo Tirelli
La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è una patologia prevenibile e curabile caratterizzata da sintomatologia respiratoria cronica persistente e ricorrente, ostruzione al flusso aereo legata a infiammazione con rimodellamento delle vie aeree e perdita progressiva di ritorno elastico del tessuto polmonare. Sono frequenti i periodi di riacutizzazioni, i quali intendono una variazione, in senso negativo, dei sintomi di base del paziente e di entità superiore alla normale variabilità giornaliera. Nella sua accezione più comune questa patologia riconosce la propria eziopatogenesi nell’esposizione al fumo, come principale fattore di rischio, a cui possono anche associarsi altri fattori significativi quali l’inquinamento ambientale, l’esposizione a sostanze inalate di origine professionale e la predisposizione individuale dovuta alla mutazione del gene SERPINA 1.
La dispnea cronica è il sintomo più caratteristico della BPCO, mentre la tosse cronica è spesso il primo sintomo e può essere intermittente oppure diventare persistente. Può essere, inoltre, produttiva o non produttiva. L’astenia, la sensazione soggettiva di stanchezza o spossatezza, è uno dei sintomi più comuni e fastidiosi e, associata ad essa, spesso sono presenti sibili inspiratori e/o espiratori.
La Riabilitazione Polmonare (RP) è stata definita dalle due principali Società Scientifiche Pneumologiche mondiali, l’American Thoracic Society e la European Respiratory Society, come un
“intervento terapeutico globale basato su una approfondita valutazione del paziente seguita da trattamenti personalizzati che includono, ma non sono limitati a, riallenamento allo sforzo, approcci educazionali e volti alla modificazione di stili di vita…”.
L’obiettivo di questo Studio è eseguire una Revisione Sistematica della Letteratura Scientifica per comprendere e valutare le reali potenzialità e i limiti della riabilitazione polmonare basata sull’esercizio, con il fine di favorire un miglioramento della performance fisica, della qualità di vita (QoL), della salute polmonare e dell’autonomia nelle attività di vita quotidiana.
La ricerca della letteratura, condotta seguendo le linee guida internazionali PRISMA mediante la strategia PICO, è stata effettuata attraverso le banche dati Medline (via PubMed), Scopus, PEDro e WoS. La letteratura presente è stata vagliata mediante la formulazione di diverse stringhe di ricerca, sono stati inclusi 7 RCT in lingua inglese pubblicati negli ultimi 10 anni che trattassero questo aspetto. Dagli studi presi in esame si evince come i protocolli riabilitativi prevedano: esercizi di forza degli arti superiori e/o inferiori, esercizi di resistenza, stretching muscolare con particolare enfasi nei muscoli inspiratori e/o una combinazione di tutte queste strategie terapeutiche.
Gli esercizi di forza prevedono l’utilizzo di tubi di gomma o pesi, possono essere svolti con un arto isolato o con entrambi gli arti contemporaneamente. Per esercizi di resistenza, invece, si intendono sforzi mantenuti per un determinato periodo di tempo, generalmente più lunghi rispetto all’esercizio di forza, e vengono comunemente definiti “esercizi aerobici o di endurance”. Alcuni esempi di esercizio di resistenza sono il cammino, il ciclismo e il nuoto. Gli studi esaminati mostrano come non si osservino differenze statisticamente significative tra i gruppi di pazienti che effettuano solamente esercizi di forza e i gruppi che, invece, svolgono esclusivamente attività aerobica nelle principali misure di esito prese in esame (distanza percorsa al 6MWT, senso di dispnea, miglioramento della qualità della vita e flussi respiratori).
Da una parte l’allenamento di resistenza determina una diminuzione del senso di dispnea oltre che benefici all’apparato cardio-respiratorio. Dall’altra parte, invece, l’allenamento di forza induce guadagni di forza e massa corporea magra. L’accostamento dell’allenamento di forza a quello di resistenza permette all’allenamento combinato di poter godere di tutti i benefici dati dalle singole tipologie di esercizio. Si ritiene opportuno citare lo studio condotto da Wada J. e collaboratori nel quale il protocollo riabilitativo ha previsto anche un programma di allungamento della muscolatura respiratoria di 30 minuti per sessione. Paragonando i risultati ottenuti rispetto al gruppo di pazienti che non ha effettuato tale programma accessorio, si nota una diminuzione dello sforzo respiratorio e una migliore efficienza dell’attività dei muscoli inspiratori oltre che una sensazione di dispnea inferiore dopo il 6MWT.
Indipendentemente dalla tipologia di allenamento, però, l’esercizio deve essere svolto da personale fisioterapico altamente specializzato, in totale sicurezza e nel pieno controllo e gestione dei parametri vitali dei pazienti.
Bibliografia
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