Alluce valgo: in un’intervista a Elisir il Dottor Forconi ci parla di cause e diagnosi, ma anche di metatarsalgia e prevenzione

Ultimo aggiornamento il 3 Ottobre 2023
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In una puntata di Elisir, andata in onda il 22 Settembre 2023, Il Dott. Fabrizio Forconi torna a parlare di un argomento molto caro ai pazienti: l’alluce valgo. Ortopedico specialista in Diagnosi e Chirurgia di piede e caviglia presso la casa di Casa di Cura Villa Stuart, Centro Medico di Eccellenza FIFA e Fims e Docente nel Master Universitario di primo livello in Fisioterapia nello Sport di Top Physio Academy, il Dott. Fabrizio Forconi risponde alle domande dei telespettatori approfondendo fattori di rischio, percorso diagnostico e cure legate all’alluce valgo e più in generale alle metatarsalgie.

Cosa succede quindi all’osso quando parliamo di alluce valgo? L’alluce valgo è una deformità caratterizzata dallo spostamento laterale dell’alluce: il primo metatarso, l’osso più interno del nostro piede, spinto dalla falange, subisce una deviazione mediale che provoca un’escrescenza di tessuto osseo, un’esostosi comunemente definita “cipolla“. Questo è il punto in cui l’osso urta contro la calzatura provocando, in alcuni casi, dolori molto forti o comunque limitanti. Anche il mignolo può subire la stessa deformazione (in questo caso parliamo di quinto metatarso varo): la testa del metatarso deviando verso l’esterno (con il quinto dito che a volte devia sovrapponendosi sopra o sotto al quarto), forma una tumefazione ossea detta “bunionette”, molto comune e altrettanto fastidiosa.

Fattori di rischio

Alcune persone sono più predisposte di altre allo sviluppo dell’alluce valgo o di altre deformità delle dita. Questo è vero anche prendendo in considerazione un altro fattore di rischio importante, ovvero le calzature: le persone con una predisposizione ereditaria a sviluppare la deformità potrebbero infatti favorirne la comparsa con un utilizzo intenso di calzature con tacco alto o punte strette.

E in ogni caso le scarpe alte e strette in punta, costringendo le falangi dell’alluce a piegarsi verso l’interno e i metatarsi a sovraccaricarsi, contribuiscono in maniera significativa a rendere più sintomatica una problematica già esistente o in via di sviluppo. Paradossalmente, aggiunge il Dott. Forconi, le scarpe alte dotate di un plateau sono calzature da preferire per le donne che soffrono di metatarsalgie perché, essendo più rigide, hanno il merito di ridurre il carico sull’avampiede. Da non sottovalutare poi quegli studi statistici che provano come ci siano dei periodi della vita, dai 20 ai 30 anni in particolare, in cui l’uso abitudinario di scarpe alte e strette possa essere più impattante nello sviluppo dell’alluce valgo in futuro.

Altri fattori di rischio sono riconducibili a:

  • Malattie sistemiche come ad esempio l’artrite
  • Sovrappeso
  • Piede piatto
  • Traumi

La predisposizione a sviluppare l’alluce valgo può essere anche sospettata guardando l’appoggio del piede in caso di tendenza alla pronazione perché favorisce la sua dislocazione verso l’esterno.

E se sento dolore al livello della pianta del piede?

La metatarsalgia, ovvero il dolore localizzato sotto la pianta del piede è un sintomo dell’alluce valgo, ma non solo. Anche il Neuroma di Morton, patologia piuttosto diffusa e di cui i pazienti lamentano una sintomatologia molto simile nell’avampiede, ha tra le possibili cause l’alluce valgo. Questo perché il primo metatarso, nel suo processo di deformazione, oltre a spostarsi verso l’interno tende anche a sollevarsi andando a sovraccaricare i metatarsi del secondo e terzo dito i quali, a loro volta, comprimendo i nervi interdigitali (quelli che si trovano in mezzo ai metatarsi) creano infiammazione e quindi dolore. Un dolore molto invalidante che i pazienti descrivono come il fastidio provocato dalla presenza costante di un sassolino nella scarpa; e non a torto: con il passare del tempo l’infiammazione provoca un ispessimento fibroso intorno al nervo che prende la forma di vere e proprie palline simili a sassolini.

Prevenzione e diagnosi

L’alluce valgo è una condizione da non sottovalutare che nel tempo tende progressivamente a peggiorare. A causa della sua componente ereditaria si può manifestare fin dalla primissima età ma, mentre nei bambini e negli adolescenti in crescita, il peggioramento della problematica può essere limitato grazie ai tutori notturni, negli adulti, ricerche e studi statistici condotti su pazienti che utilizzavano tutori correttivi, hanno smentito l’efficacia di questi dispositivi nel trattamento della deformità, nonostante si possano rivelare utili per prevenire l’infiammazione associata.

L’incidenza dell’alluce valgo è più alta tra le donne e alcuni fattori, come la gravidanza o la menopausa, possono peggiorarne lo sviluppo. In entrambe le situazioni, infatti, i tessuti connettivi di tutto il corpo, compresi quelli che tengono insieme le ossa metatarsali, si rilassano e questo, nel piede, provoca un vero e proprio allargamento che favorisce – o dove già presente peggiora – lo sviluppo dell’alluce valgo.

La diagnosi è principalmente clinica: in posizione eretta, i metatarsi, sotto carico, tendono ad allargarsi rendendo visibile la presenza della deformazione. Qualora si pensi all’intervento chirurgico invece le radiografie saranno utili per approfondire alcuni dettagli.

Terapia conservativa e chirurgia

L’alluce valgo è una deformità ossea che può essere corretta solo con un intervento chirurgico. Il ricorso alla chirurgia, tuttavia, è consigliabile solo quando la problematica non può più essere gestita tramite terapie conservative quali plantari, tutori e trattamenti riabilitativi. L’obiettivo, consiglia il Dottor Forconi, non deve tanto essere quello di vedere l’alluce dritto (perché per fare questo ci vuole la chirurgia) quanto raggiungere un buon grado d’indipendenza dalla deformità e dai dolori provocati dall’alluce valgo.

L’importanza della fisioterapia

In base alla gravita, l’alluce valgo, come molti problemi del piede, si ripercuote anche sulla postura. Pertanto, il ricorso alla fisioterapia può aiutare a:

  • Fornire al paziente le conoscenze per una gestione attiva del problema tramite il ricorso a specifici esercizi (l’allungamento delle catene posteriori o lo stretching in generale, ad esempio);
  • Correggere i comportamenti che favoriscono la progressione della patologia;
  • Minimizzare la sensazione di dolore;
  • Ridurre l’infiammazione.

L’obiettivo generale è quello di gestire l’evoluzione degenerativa della malattia ricorrendo ad ausili ortopedici, terapia fisica e manuale.

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